mercoledì 15 aprile 2009

Naranjas Navelinas







Mi domandi, forse con un po’ d’ironia, se mi occupo di botanica. Certo che no! Anche se devo dirti che dovremmo occuparci un po’ più di certe cose dato che immersi come siamo in una realtà sempre più “virtuale”, sempre più complessa, piena di contraddizioni, e di contro sempre più irrazionale, istintiva, viscerale, pericolosa, dovremmo fermarci, riflettere, fare il punto.
Tutti parlano e discettano di tutto: l’importanza dei fatti è data non dalla loro importanza intrinseca bensì dalla loro capacità di attrarre l’attenzione, di fare notizia. Cosicché colui che ascolta, che sovente è assai sprovveduto, è tratto in inganno, rischia sempre di confondere i piani, di mettere prima ciò che dovrebbe venire dopo. Oggi, a pranzo, la radio ci ha informati di un duplice omicidio in una villa: due coniugi, nome e cognome. Non poteva fermarsi lì (ammesso che fosse una notizia da diffondere a tutta una Nazione)! No, hanno continuato descrivendo il come, ovvero il cranio spappolato (No! Nessuna ferita da arma da fuoco), solo randellate... E si deve stare attenti a dire qualcosa, a rimostrare: subito ti danno del fascista, uno che vuole imbavagliare la stampa, che vuole impedire il diritto di cronaca. E’ così. Non c’è nulla da fare. Non più tardi di sabato scorso ho fatto un salto in un supermercato per prendere le ultime due cose. Erano circa le 18, il negozio affollatissimo, con difficoltà si passava fra persone carrelli e scaffali. Ma ecco, ad intralciare anche un giovanotto sui 38-40, che aveva appoggiato una donna, suppongo la fidanzata (una discreta biondina), ad un doppio cestone di arance (Navelinas) e, mani sulle chiappe, la pomiciava strusciandola (ancorché vestiti) con inequivocabile movimento del corpo dal basso all’alto in un reciproco pubico contatto, con lingua in evidente succulenta esplorazione orale. Lì, sotto gli occhi di tutti: grandi e piccini. Non nego di aver provato un forte disagio, per intendersi come se mi fossero caduti i calzoni e le mutande in mezzo ad una folla che mi osservava. Ma certo prendere a calci in culo la gente nei supermercati è proibito. E si badi che non sono punto un sagrestano moralista: direi, anzi, proprio il contrario.
Eppoi ti tagliano la strada, non si fermano agli stop, al semaforo approfittano per svuotare il posacenere o gettare i kleenex usati dal finestrino.
Non so cosa dire, e certo queste sono solo briciole quotidiane di una società che sta andando in frantumi. Ci penso e ci ripenso da tanto, credo solo che si debba lavorare, ciascuno nel proprio piccolo, per riaffermare (non dei punti fermi, che al momento già sarebbe chiedere troppo) ma la necessità di riaffermare dei punti fermi, dei paletti, possibilmente condivisi da ‘tutti’ (il riferimento ovviamente non è numerico ma politico), che segnino il confine del lecito e dell’illecito. Esigenza primaria non tanto per salvare roboantemente la civiltà, ma più modestamente la stessa convivenza civile. Condizione senza la quale si finirà presto per precipitare nel far west.
So che tu osserverai: – Ma la Legge? – Sì, certo, la Legge! Ma la Legge ha necessità di autorevolezza per contare, ha bisogno che vi sia chi convintamente la fa rispettare, ha bisogno della certezza della pena per quanti si rendono colpevoli e sono poi giudicati tali. Ma più ha bisogno che la si senta imperiosa dentro di noi come senso morale.
Mi auguro solo che quando si deciderà di mettere mano ai paletti il recinto non sia già completamente sfasciato. Ovvero che si decida si chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.
Ora, per concludere, non la botanica, né l’ornitologia o la geologia, ma una roccia, un tronco d’albero; un ramarro verdissimo e celeste o una qualche timida lucertola; le “raffiche” brevi di un picchio; il vociare sguaiato di una ghiandaia; il muschio; l’elleboro; i capolini gialli e l’odore pungente dell’elicriso (tra un paio di mesi) o l’odore delle foglie fradice dell’anno prima forse possono aiutarci a ritrovare quel “noi” profondo che viene da lontano, assai prima che i polivinilcloruri, i diclorodifelitricloroetani, gli ogm, le ong (e i vari Santoro) non ci rovinassero l’esistenza.
Un saluto cordiale,
tuo Bruno

San Martino, 15 aprile 2009 (S. Annibale)

I dipinti sono di J.B.C. Corot

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