venerdì 30 gennaio 2009

“Questa nostra casa”

“questa nostra casa comune” di Daniele, 28.01.2009
http://www.forumpolitico.org/viewtopic.php?f=22&t=1352&p=9611&sid=d5754f952718029e7d527e179d2083ba#p9611




Caro Daniele,
tu scrivi “questa nostra casa comune” ed io credo che “una casa comune ci sia”, davvero. Deve esserci. E allora io credo che tutti noi si debba fare uno sforzo, certo uno sforzo non piccolo, per riuscire a vedere oltre noi. Non intendo quel vano guardare verso il futuro per scoprire cosa sarà di noi, delle nostre famiglie, dei nostri affetti. No. Non intendo punto quello. Intendo invece un guardare che riesca ad attingere una “visione” che sia oltre il contingente: oltre quel transeunte della cronaca, della micro storia quotidiana che pure ci avvince e ci prende, che ci stimola ad intervenire dicendo la nostra, cercando di affermare la nostra (inevitabilmente) circoscritta visione delle cose e del mondo, fiduciosi di aver individuato se non la fine, gli effetti, almeno le cause. Tutto giusto, Daniele, tutto più che legittimo, umano, comprensibile, apprezzabile anche. Segno che quello che succede al nostro Paese, a questa Nazione, all’Italia, ci sta a cuore. Segno che non pensiamo solo al nostro piccolo “particulare” di guicciardiniana memoria.
Dobbiamo fare uno sforzo, dobbiamo guardare oltre: qual’è in sostanza questa nostra casa comune? A me piacerebbe che tutti assieme ci industriassimo ad individuarne i connotati, i caratteri attuali. Altrimenti rischiamo di credere di pensare e parlare della medesima cosa, quando invece della medesima cosa non si tratta. (Quando addirittura non corri il rischio, se esprimi una semplice idea, la tua idea, che non piace, corri il rischio quasi di essere lapidato: in casa tua, o anche tua! Eppure tu parli di casa tua, di come la vedi, di quello che pensi... di un interesse che non è solo il tuo... Semmai del modo di farla essere migliore, questa casa!) Ma non divaghiamo.
E oggi ancor più di sempre c’é bisogno di ciò, oggi che stiamo quasi per essere fagocitati da questa specie di poltiglia informe che è la globalizzazione, proprio oggi che il nostro volere, anche qualora fosse univoco, condiviso, di Popolo, di Nazione, ben poco potrebbe nel sistema complesso delle relazioni internazionali all’interno delle quali è necessario essere ed agire, per sopravvivere.
È assai singolare che in un mondo in cui molti (anche connazionali) si stracciano le vasti in nome della tutela dell’identica culturale e linguistica delle tribù dell’Amazzonia, di quanto resta degli Indiani d’America, dei Popoli dell’Africa, del loro genocidio... (si è fatta anche una guerra per la Bosnia) Nessuno rifletta non dico sulla tutela, ma quanto meno sulla definizione della nostra identità culturale, che rischia di finire divorata fra gli hamburger di Mc Donald e i kebab marocchini, o linguisticamente sciacciata tra il vezzo dello shopping e l’esigenza di un meeting sul marketing o sul gossip.
Dicevo la sostanza: abbiamo dato per scontato che una casa “comune” ci sia, ora occorre definire che cosa sia. Non credi? E questo qualcosa, non consiste nella somma dei dati oggettivi che costituiscono l’oggetto più vasto (come un magazzino ed il suo contenuto), i quali stanno in bella evidenza sotto gli occhi di tutti, bensì ciò che ad essi va oltre, ovvero l’idea che noi abbiamo, una sorta di “gestalt” immediata e profonda, che possiamo condividere oggi, della nostra Italia. Insomma: c’è, e allora se c’è, che cos’è.
Ora io posso cercare di dire che cosa è per me. Ma vorrei poter ascoltare cosa essa è e rappresenta per gli altri. Questa entità ideale – spirituale –, che vedrà scorrere e finire le esistenza dei Berlusconi, dei Fini, dei D’Alema e ancora dei Di Pietro e Veltroni. E che se lo vorremo, se sapremo insegnarne l’amore ed il sentimento sarà ancora lì, per secoli! Un’idea, una visone, che io colgo nelle nostre belle città, nei nostri monumenti, negli artisti, da Giotto a Michelangelo, a Tiziano, a Veronese a Tiepolo, nelle loro biografie... Nel disegno del paesaggio friulano, o toscano, o nelle ascetiche colline dell’Umbria, o nelle storiche rovine di Aquileia, Roma, della Campania... Nella scienza di Leonardo e Galilei, di Marconi e Fermi. Che ritrovo nelle pagine della nostra letteratura, nella poesia di Dante, del Petrarca, nel sogno politico di Machiavelli, nel Beccaria, nell’Ariosto, nel Manzoni; nelle belle pagine della nostra storia da Francesco Ferrucci a Giuseppe Garibaldi, per non dire di Ugo Bassi, di Pietro Maroncelli, del Pellico... O nella biografia e nell’opera di Antonio Canova , dell’Hayez,... Nel pensiero filosofico da Marsilio Ficino e attraverso tutto il Rinascimento in Bruno, nel Vico fino a Croce e Gentile...
Come vedi, un elenco appena accennato e pressoché infinito, e già nell’elencazione quasi noioso. Sul quale, si dirà, è addirittura impossibile non convenire, e pure che della famosa triade definisce solo il “da dove veniamo”. Ora a mio modesto vedere resta da definire il “chi siamo” noi oggi e se non potremo stabilire il “dove vogliamo andare”, dovremo almeno cercare di definire che cosa dovremmo cercare di essere per continuare coerentemente codesta esistenza ed essenza storica che condividiamo.
Ora io mi rendo conto che sto chiedendo molto, a me stesso per primo, dato che sono consapevole della complessità, infinita molteplicità, interazione col circostante (anche lontano geograficamente) che il “contemporaneo” rappresenta per tutti. Epperò ritengo che si debba tentare di risalire almeno di qualche ramo, almeno per comprendere su che tipo di albero ci troviamo.
Cordialmente,

Bruno Stepic

San Martino, 30 gennaio 2009

mercoledì 28 gennaio 2009

Complesso di inferiorità (democratica)








Un paio di giorni fa mi sono imbattuto, per caso, in una delle solite trasmissioni radiofoniche, dove lo psicologo, all’istante, trova la soluzione dei vari problemi dei radioascoltatori (è da osservare che Freud, la Klein o altri “padri” della materia impiegavano decine di sedute: miracoli del progresso!)
In breve, il giovane radioascoltatore intervenuto in trasmissione, oggi laureato in ingegneria, lamentava di aver maturato un forte disagio, che gli aveva acuito un innato – forse – complesso di inferiorità. La causa del suo stato di malessere, del suo complesso di inferiorità, di diversità, il senso di esclusione dal gruppo (il cui ricordo egli aveva evidentemente cristallizzato) derivava dal fatto che lui, in compagnia di amici, avendo un giorno osservato che col mutare delle stagioni variava il punto in cui il sole fa capolino o tramonta sull’orizzonte, si era sentito dare coralmente, ripetutamente, insistentemente del cretino, dato che per la maggioranza dei suoi amici, codesta mutazione era semplicemente dovuta all’ora legale!... Così il malcapitato aveva dovuto piegarsi all’evidenza della verità democratica: era diventato il cretino del paese.
Non commenterò, il fatto si commenta da solo! Anzi dirò che ad ogni buon conto ritengo anch’io che il “sistema” democratico, sia il migliore fra quelli che ci è dato conoscere. Pur con tutti i suoi grandi limiti.
Epperò non sarà arduo rendersi conto di come è possibile, molto facilmente, orientare il pensiero di codeste fragili menti, di codeste maggioranze di paese e di città, le quali senz’altro riottose alle inoppugnabili verità della fisica, dell’astronomia, della matematica, ‘della statistica’, della logica... saranno di contro benissimo disposte verso le fole degli astrologi, maghi, ciarlatani d’ogni risma e perché no, già, perché no, di tutti i media presi nel loro complesso, di questi moderni e sofisticati persuasori.
Ora, da uomo di destra (attualmente senza partito: cane sciolto, si diceva una volta), che ha sempre cercato di essere equilibrato nei propri giudizi, che quando ha avuto responsabilità di pubblico amministratore non ha mancato, se del caso, ovvero quando li riteneva giusti e finalizzati a soddisfare gli interessi veri della comunità, non ha mancato – dicevo – di votare provvedimenti proposti dalla sinistra, andando contro, evidentemente, agli interessi della propria “bottega” politica... Ora, da uomo di destra, dicevo, per l’uggia che provo, a volte per la rabbia, anche, di vedere stravolti i dati oggettivi della realtà, io penso si possa affermare serenamente, con tutta l’obiettività di cui si può essere capaci che l’accanimento mediatico contro il Cav. Berlusconi è esagerato, squilibrato, che insomma passa la parte. Che senz’altro non è punto “riequilibrato” dal fatto che egli possegga alcune reti televisive e testate giornalistiche. E nemmeno credo (ma forse sarò un ingenuo), che il Cavaliere abbia bisogno di rubare le caramelle dalla tasca dei bambini nei parchi giochi. Insomma non credo assolutamente che tutto quello che egli fa sia finalizzato al proprio esclusivo interesse: sono sicuro che con le sue disponibilità, invece di sottoporsi alle offese più volgari, all’odio e al linciaggio mediatico del quale è oggetto da anni, potrebbe senz’altro andare... e starsene su un’isola del pacifico a godersi gli anni che gli restano.
Ora io non amo Berlusconi, come non lo odio, dato che non odio nessuno, mi è anzi indifferente, pur tuttavia tutto questo accanimento mi disturba. E si badi, tengo a sottolineare che, non avendo più un partito di riferimento forse alle prossime elezioni non andrò neppure a votare. Ma come cittadino comincio a provare quasi simpatia per lui, perché non comprendo e non apprezzo questa sinistra livida, viscerale, patetica delle trasmissioni televisive della Dandini, dei Santoro, dei Travaglio, né le vignette cretine di Vauro, né le battute insulse dei cento altri, a cominciare da quella parodia di pagliaccio che è Benigni, né dei pennivendoli da strapazzo e delle “grandi firme” ruffiane... Non posso apprezzare la pseudo satira rozza, logora, banale, idiota, mancante di guizzo, d’intelligenza, tutta appiattita sui luoghi comuni... Ma certo, comprendo, non è più il tempo di Petrolini, né del suo Nerone...
Insomma non apprezzo le falsificazioni, le mistificazioni,... la disistima che certi politici hanno dell’elettorato, allorquando per servirsene strumentalmente mentono e falsificano i dati, come non sopporto più, perdonerete, la sinistra dello stupido, idiota controcanto che a tutti costoro sento fare ogni mattina al popolino più beota, che non sa manco di cosa si parla, dal giornalaio, dal barbiere, alla fermata dell’autobus... dove tutto è colpa di Berlusconi,... anche se uno ha le corna!
Ma allora, si dirà, come mai, se così stanno le cose... come mai il Berlusconi ha vinto anche questa volta?... Allora, si dirà, questi media, tutti contro Berlusconi, che persuasori occulti sono? Non doveva allora stravincere la sinistra?
L’osservazione potrebbe essere logica, giusta (anche), se non ché si deve osservare che: in primo luogo gli italiani non sono del tutto beoti e sono stufi e arcistufi di tutta quell’altra baracca; in secondo luogo che può essersi verificato un effetto “paradosso” per cui il risultato ottenuto è contrario; per finire, che noi italiani siamo fondamentalmente “buoni”, vomitiamo bontà addirittura, e quindi, superata l’indifferenza iniziale, siamo sempre pronti ad andare in soccorso di chi ne sta “buscando”. Specie se non ci costa nulla, come un voto.

Bruno Stepic

San Martino, 28 gennaio 2009

martedì 27 gennaio 2009

"Quando Tonino voleva De Niro per un film sulla sua vita"

Cos'ì apre oggi "Il Giornale", Filippo Facci,...
poi un ampio servizio in 3a pagina
"Quando Tonino voleva De Niro per un film sulla sua vita"
Di Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=323980
[...] Non saltò fuori qualche idea sull’attore a cui affidare il ruolo del fustigatore di Mani pulite?«Sì, certo, se ne discusse. Ma non si presero decisioni all’istante, e a pensarci bene non è che ci fossero tantissimi attori adatti al personaggio. Diciamo che il discorso era orientato sullo stile Robert De Niro, magari proprio uno straniero. Comunque era solo un primo approccio, voleva capire da un grande del cinema, come Vittorio, se era una cosa fattibile». [...]
Ma, da leggere, è pure il succulento articolo di spalla “Il penalista che sogna l’ex pm che sogna la Rai” di Paola Setti, che scrive: E per la serie “l’Italia dei Favori”...


Che in Italia qualcosa non funziona (sic!) ce ne siamo accorti tutti, da un pezzo. Che il narcisismo, specie fra i politici, sia più diffuso di quanto si immagini, è altrettanto noto, ma che si potesse arrivasse ad una così distorta e assolutamente sovrastimata percezione di sé, perdonerete, ma io non me lo sarei aspettato. Un difetto così grave di lettura, che non può certo restare circoscritto alla sfera personale, che inevitabilmente (per chi ne è affetto) “colorerà”, soggettivandola pericolosamente, tutta la realtà. Della qual cosa potrebbe interessarci anche ben poco, se si trattasse di un qualsiasi cittadino; ma le cose cambiano, invece sostanzialmente, allorquando il “personaggio” è pubblico: ovvero si tratta di un uomo politico di primissimo piano, per giunta capo di un partito. Leggere correttamente, attendibilmente la realtà, allora è ancor più importante, dato che l’azione che il politico si propone è proprio quella di intervenire sulla realtà, per modificarla. Ma cosa succede allorquando non si conosce, o si conosce in modo distorto ciò che ci si propone di modificare... insomma, che ci “azzecca” quello che si intende fare, che si fa, se il mondo vero è tutto un’altra cosa. Storicamente, cioè fino alla legge 180/78, nota anche col nome di Basaglia, la società aveva creato appositi luoghi dove si poteva esprimere la propria visione distorta della realtà, certo sotto tutela, in ambiente circoscritto... Ora io non saprei punto dire se quella legge fu un bene, certo con i suoi effetti dobbiamo oggi fare i conti!
Io credo pure che l’ambizione personale, quando è legittima, ovvero commisurata e non sproporzionata, sia un bene, una molla fondamentale nella vita degli individui e di conseguenza nelle società, anche se, ripensando, devo dire di aver sempre ammirato, nel mondo antico, l’arte romana, che pur nella sua universalmente riconosciuta grandezza, non ci ha lasciato neppure un nome. Cosa sarebbe occorso ad uno scultore, incidere il proprio nelle ricche pieghe delle vesti dell’Imperatore: eppure dovrà pure essere stato bravo, molto, se a cotanto impegno era stato chiamato! E gli architetti, di quelle ancor oggi maestose opere... e gl’ingegneri degli acquedotti, delle cloache, delle terme?... Non un nome! Ecco! I politici dovrebbero comportarsi così, col loro nome obliato (ma presente) nelle loro opere, nel bene realizzato per la comunità... O non si diceva un tempo che “la virtù è premio a se stessa”? Dimenticavo! Noi siamo nella società dell’apparire, che, fatto ben salvo l’”avere” è ben altra cosa da “essere”.
Epperò forse io mi sbaglio, forse ancora una volta ho capito male e quello che ho scritto è tutto sbagliato: perchè potrebbe anche non essere stato De Niro, l’attore, forse solo una ipotesi da scartare di certo: perchè c’è cinema e cinema, c’è celebrazione e celebrazione: per esempio Fantozzi (che pure io non amo punto) è la celebrazione di un tipo umano comune, purtroppo! Un tipo umano che però ci potrebbe “azzeccare” di più.

Bruno Stepic

San Martino, 27 gennaio 2008

lunedì 26 gennaio 2009

Panem et circenses





cfr. http://www.forumpolitico.org/
La battuta di Berlusconi o gli aiuti alla Fiat?


a maggioranza dei quotidiani di oggi (almeno così sottolineava il direttore dell’Ansa, Giampiero Gramaglia, stamani, nella rassegna stampa di Radio24 – Il Sole...) ha aperto sull’ultima battuta di Berlusconi: “un soldato per ogni bella donna” (circa). Una battuta sulla quale, ancora una volta, ovvero come quasi tutte le volte che il Cav. nazionale apre bocca, si è scatenato il solito putiferio. Ora, a prescindere dal fatto che non mi pare esistere nessuna battuta (non sarebbe successo nulla, infatti, se invece di soldato – ma in questi giorni di soldati si parla ed il governo deve decidere, si dice – avesse parlato di “guardia del corpo”), mi pare si debbano fare due considerazioni: la prima, che il signor Veltroni, e tutti quelli come lui, non aspettano altro che il Cav. apra bocca, per trovare il modo di assurgere alle luci della ribalta, ovvero alle prime pagine del giornali. Se il Cav. stesse zitto, i “nostri” no avrebbero nulla da dire (o quasi); la seconda, e mi pare assai più seria e motivo di una più approfondita riflessione, che la maggior parte della stampa quotidiana nazionale, vi abbia trovato motivo per aprirvi i giornali.
Destava infatti un po’ di meraviglia anche nel direttore Gramaglia, che solo il Il Mattino di Napoli abbia dato spazio alla notizia per cui, sugli aiuti di stato alla Fiat vi sarebbe l’altolà della Lega (un provvedimento che, secondo Calderoli, darebbe il via ad una rivolta popolare).
Personalmente non sono minimamente interessato alle battute del signor Berlusconi, né a quelle felici né ancor meno a quelle venute male. Dirò che invece che fino dalla più tenera età ho cercato di esercitare l’acume di mia figlia, (che oggi posso dire è ben sviluppato e molto vivace), pronendole in ogni occasione battute, paradossi, bisticci, giochi di parole e nonsense di ogni genere, taluni più felici altri meno, e comunque abituandola ad osservare criticamente ogni cosa. Tant’è!
Torniamo alla nostra stampa nazionale. Sinceramente provo un po’ di pena: in questo come in molti altri casi stanno aiutando il Veltroni a sprofondare, dato che se non dessero punto spazio alle sue “osservazioni” così cretine, certo lo indurrebbero a riflettere di più su cosa dire e quando farlo. Ma, purtroppo, non vi è la consapevolezza di questo, almeno nella nostra stampa, che finisce per rendersi ridicola al pari di Veltroni, se non più.
Poi c’è da considerare, mi sembra, che con codesto giochino della regia, della scelta (a mio vedere così opinabile) delle notizie su cui mettere l’accento (enfatizzare da un lato, sminuire dall’altro) non si fornisce assolutamente un buon servizio ai lettori, inducendoli come accade per tutti i media ad una percezione distorta della realtà, o quanto meno dell’ordine di grandezza, di importanza che i fatti che succedono rivestono in quella sorta di quadro che costituisce l’interesse generale di una intera comunità nazionale. Sempreché la questione non sia altra, ovvero questione di schieramento, ed allora sarebbe ancora altro paio di maniche, vorrebbe significare che come comunità nazionale saremmo proprio alla frutta, avendo nella generalità giornali (editori), direttori e giornalisti così in malafede, così sciacalli da appuntarsi sulla minima, irrilevante boutade (che fra l’atro come dicevo, non mi pare nemmeno esservi).
Certo tutto è opinabile: e quello che appare importante o più importante per me può non esserlo per altri, epperò lascio al buon senso di ciascuno il giudicare cosa, fra i due fatti richiamati di sopra, possa rivestire una maggiore importanza per gli interessi veri del nostro popolo.
Un altra considerazione è inerente al fatto che forse tutti, carta stampata e tv antepongono le notizie, i fatti che fanno più vendere (giornali, pubblicità...) e allora non si deve trattare, almeno non al primo posto o in “civetta” delle cose più importanti, ma di quelle che il target maggiore richiede. Che insomma sarebbe dare al popolo quello che vuole: panem et circenses, insomma.
Per carità, tutto legittimo, epperò, allora non atteggiamoci a moralizzatori, non fingiamo di voler “far crescere le coscienze”, di voler allargare le menti alla comprensione del reale, di voler formare i cittadini a voto consapevole... Perché, intendendo continuare ad usare un linguaggio educato, eufemisticamente dirò che gli italiani, almeno molti, non ne hanno più voglia.

Bruno Stepic

San Martino, 26 gennaio 2009






16:30 *L’amico Daniele, molto opportunamente, trova correlazione, tra la presente nota ed il testo da lui recensito all’indirizzo sotto riportato. Ringraziandolo caldamente se ne approfitta volentieri e se ne fa richiamo, in questo caso, come appendice.


...E' il titolo del bel libro di Matteo Rampin.


L'autore, psichiatra e psicoterapeuta, affronta nel libro gli inganni che si nascondono dietro alle parole.
Nella presentazione del libro l'editore scrive: " Si tratta di un divertente e istruttivo manuale di autodifesa dalle manipolazioni linguistiche. Matteo Rampin mette a disposizione tutta la sua esperienza di comunicazione e di accorto decifratore di messaggi, per insegnarci a riconoscere i trucchi di politici, pubblicitari, media, maghi, astrologi, fattucchiere. Accettato il fatto incontrovertibile che il piu' potente strumento di condizionamento mentale è il linguaggio, l'autore ci invita a considerare quali sono i meccanismi della nostra mente che ci portano a essere così facilmente preda dei persuasori..."
MATTEO RAMPIN"Al gusto di cioccolato" ed. Ponte alle Grazie http://www.ponteallegrazie.it/

sabato 24 gennaio 2009

Il servitore dei due padroni


ancora per Gli autobus (sulla via di Damasco)

L’amico Daniele, ha molto gentilmente degnato di attenzione, con preziose osservazioni, la mia noterella di ieri sulla questione degli “autobus” genovesi. Cfr. http://www.forumpolitico.org/viewtopic.php?f=22&t=1287&sid=8d857ba9fbeaae96a58b0ac4017d6a05.
Il suo scritto, come spesso succede con le ciliegie (una tira l’altra) ha indotto in me altri pensieri, altre considerazioni...




ì, rammento che lessi, a suo tempo, di Giuliano Imperatore, poi di Federico II nel magnifico Saggio del Kantorowicz, e in codesto, non amai punto Innocenzo III, né chi gli successe; come non amai chi poco più tardi perseguitò l’Alighieri... Eppoi, benché consideri il Richelieu uno dei più lucidi e quindi grandi uomini politici della Storia, non ne apprezzai punto il cinismo allorquando egli si servì spregiudicatamente dell’Inquisizione (brutale, come è stata tutta l’Inquisizione) per scardinare l’assetto pacificatore derivante dall’Editto di Nantes (anche se, comprendo, gli era indispensabile farlo), rammento al riguardo in codesta cornice lo stupendo romanzo storico di Huxley, I diavoli di Loudon, ed il “crudo” film che nei primi anni ’70 ne scaturì.
Ma potrei certo, fra le antiche letture, richiamare allo sterminio dei Catari, le persecuzioni verso i Patari, gli Arnaldisti, i Poverelli... (una finestrella su codesto periodo è socchiusa anche dal “Nome della Rosa”...
Per “passare” dalle cose dell’arte mi piace rammentare di quando Paolo Veronese fu inquisito per la “Cena” commissionatagli dai conventuali di San Zaccaria... E potrei continuare parecchio con i flashbacks, con le tante cose che al riguardo, via via mi vengono a mente. Tutti ricordi, e pensieri anche, che, ne sono sicuro, hanno contribuito al formarsi delle mie idee attuali.
Sono oggi convinto, infatti, che l’ecumenismo, di cui legittimamente, in questo torno di tempo, il Cattolicesimo va in cerca (e quello di cui andare in cerca può stabilirlo solo “lui”), è in forte contrasto, nella sua propria essenza, col carattere stesso intrinseco nella religione, quale almeno è dimostrato (mi pare certificato) dalla storia. Infatti il carattere vero, cioè storico (o più correttamente quello che io colgo nella storia), è quello dell’intolleranza: dato che il suo opposto (dialogo, comprensione, tolleranza) portano inevitabilmente a relativizzare ciò che è (e se c’è dev’essere) l’Assoluto.
Salvo che per le religioni più blande, come sono in genere le politeiste, le panteiste, le animiste... (mi pare) l’intolleranza è quindi un “bene”, una necessità della religione medesima (che per conservare la fede - ovvero la propria fermezza, solidità: stato - deve difendere l’assunto della verità di ciò che crede). Quello della Controriforma, del Barocco, dell’Inquisizione è al riguardo un esempio che funziona benissimo.
Come religioni, né più né meno, purtroppo, si comportano le varie “fedi” ideologiche, che assumono gli stessi caratteri d’intolleranza (anche quelle che, come il comunismo, sono una filiazione del tollerante Illuminismo. Strano, al riguardo, il fatto che certa sinistra stia sulle barricate con gli integralisti di Hamas... Forse in codesto caso ad unire è proprio il collante affine dell’integralismo, chissa!). Credo si possa dire che ogni convinzione assoluta (cioè senza la minima riserva) è pericolosa. Da qui l’odio e il sangue. Assurdi!
Ora, passando ad altro, io non saprei dire, soppesando, se la religione, con tutto il suo apparato di annessi e connessi, ha fatto più o meno bene di quanto male abbia fatto al nostro Paese, all’Italia (quella che già, per intendersi, era nella mente di Federico II, di Dante, di Machiavelli...) Certo è che, come contrappeso ai monumenti, alle opere d’arte,... il seme ben annaffiato nei secoli: dalla lotta dei comuni contro il Barbarossa (autonomismo, [vedi Lega... ] e d’altra parte per il suo carattere universalistico non poteva che avversare l’Impero, o l’aspirazione nazionale), alla lotta continua per il primato, alle divisioni fra Guelfi e Ghibellini... alle più recenti questioni Risorgimentali in cui la Chiesa ha giocato un forte ruolo antiunitario... alle continue ingerenze... Certo è che il seme ben annaffiato nei secoli, dicevo, i suoi bei danni li ha prodotti: la divisione di ogni cosa, in tutto e più o meno per tutto. E’ dentro noi. Ormai nel nostro “dna” nazionale, mi pare. Non si riesce a mettere insieme un partito (già l’idea stessa di partito...), che subito si divide, si frammenta... a destra come a sinistra, giu giu fino alle assemblee di condominio... Frammentazioni e divisioni che hanno richiesto ad un popolo di adattarsi anche ad un non indifferente alternarsi di padroni... Dividersi, adattarsi, arrangiarsi con le furberie mariolesche del “servitore dei due padroni”... fino a rendere una icona, purtroppo triste, per un popolo: “O Franza o Spagna, basta che se magna!”

Bruno Stepic

San Martino, 24 gennaio 2009

venerdì 23 gennaio 2009

Gli autobus (sulla via di Damasco)




o seguito solo marginalmente e, devo confessarlo, con un certo disinteresse, la questione delle scritte che compariranno sugli autobus genovesi.
Rimandato all’articolo de La Stampa (http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/200901articoli/39983girata.asp) da http://www.forumpolitico.org/, sul quale ho letto moltissimi interventi e prese di posizione. Un paio di questioni, connesse e ad un tempo opposte, poi, riflettendo, hanno destato il mio interesse.
Ora mi pare necessario premettere che la questione (dell’esistenza di Dio) riguarda esclusivamente la sfera individuale, a farla breve: alcuni ci credono, altri no. Alcuni, quelli che ci credono, si ritengono in pieno diritto a propagandare le proprie idee, la propria fede (e ci mancherebbe!), non vedo quindi alcun problema se altri cittadini decidono di propagandare le proprie, di idee. Quanto ai mezzi, ognuno sceglie legittimamente quelli che vuole, come si fa per i dentifrici, per i formaggini... Anche qui non vedo alcunché di scandaloso! D’altra parte attraverso il “Barocco”, per esempio, la Chiesa attuò un preciso programma propagandistico, giocato molto spesso sull’inganno ottico: sostituì alle solide mura nuvole e cieli, sulla cui leggerezza posò angioli e santi (e non c’è nulla di male), ma perfino solidissime colonne, cornici e murature, e non si preoccupò punto se per far nuovo demoliva o danneggiava ciò che per noi sarebbe stata utile memoria documentaria.
Ma ciò detto, e tornando all’argomento, quello che lascia perplessi (per usare un eufemismo) nella questione, almeno dagli elementi in mio possesso, risiede nel fatto che da un lato si dichiara tout court: “... Dio non esiste”! Il che, mi si permetta, visto l’argomento assolutamente incognito (per tutti), è frutto di una discreta dose di presunzione ed arroganza culturale (e certo mi è ben chiaro il fine esclusivamente provocatorio: ma mi lascia assai perplesso ricorre al Divino per impancare una banale provocazione; bisognerebbe sempre essere almeno tolleranti circa quello in cui credono gli altri). Di seguito si dice: “... non ne hai bisogno”. Ancora provocazione e presunzione, dato che quello di cui si ha o non si ha bisogno può a rigore dirlo solo ciascuno di noi! L’altro aspetto, che ha dell’incredibile lo colgo nella seguente frase (certo pronunziata per prendere tempo, forse in attesa di superiori istruzioni...) “dalla Curia la replica è per ora soft: «Evitare la contrapposizione e ricercare il dialogo», dice don Gianfranco Calabrese, direttore dell’ufficio catechistico della diocesi genovese.” Nulla da eccepire che chi “crede” si confronti con chi “non crede” (se hanno voglia di perdere del tempo, affari loro!), epperò, mi pare incredibile che un prete, che ha fondato la propria intera esistenza sulla “Fede” (cieca e assoluta, come deve essere per essere vera) nell’esistenza di Dio – sempreché non intende menare il can per l’aia –, possa aprirsi ad un qualsiasi dialogo (serio) su un problema di tale natura (perché un conto è discutere della Fede, come problema, altro conto è discutere dell’esistenza di Dio!).
Nei presupposti del dialogo – se non inutile perché fra sordi –, esiste, deve esistere ancorché remota l’opzione, che l’uno o l’altro possa cambiare idea, o quanto meno giungere ad un compromesso, che in questo caso, paradossalmente darebbe una “mezza esistenza di Dio” per l’uno ovvero una Sua “mezza inesistenza”per l’altro.
D’altra parte se non esiste nel dialogo codesta opzione non vi è ragione che il dialogo vi sia: è una pura perdita di tempo!
Ora, al di là della celia su problemi seri, mi sembra che tolta di mezzo la questione vera, che interessa ma sulla quale nessuno può dare risposte definitive universalmente, mi sembra – dicevo – le cose restino esattamente come erano: quelli che ci credono pensano... viceversa... Proprio come per i due medici al capezzale di Pinocchio...
Tutt’al più, con i problemi che ci sono, un qualche genovese potrà pensare: “ma guarda quest’imbecilli dove vanno a spendere i quattrini!”

Bruno Stepic

San Martino, 23 gennaio 2008

mercoledì 21 gennaio 2009

Gli occhi penetranti di un galantuomo

"aggiungo" ad una nota di "Alfa" su Giorgio Almirante

Caro “Alfa”,
tu hai scritto belle parole su Giorgio Almirante, sui suoi occhi...
L’ho conosciuto personalmente Giorgio Almirante, come ho conosciuto Pino Romualdi, non ho conosciuto Arturo Michelini, epperò lo rammento bene, come rammento bene Augusto De Marsanich (Uomini di altro stampo!).
Giorgio Almirante... ho avuto l'onore, grande, di stingergli la mano, più di una volta,... Erano momenti difficili, impossibili. I giovani di oggi non sanno quello che abbiamo passato... Almirante aveva degli occhi, quegli occhi, unici, che ti guardavano dentro, che arrivavano al nocciolo di quello che eri, nella mente, nel cuore.
Giorgio Almirante era un galantuomo, quali se ne sono visti pochi nella storia di questo paese.
Purtroppo la logica assurda di quei tempi, la logica degli opposti estremismi, della guerra civile serpeggiante, mai finita, anzi rinnovata e da rinnovare ogni giorno, faceva troppo comodo ai padroni del vapore di quei giorni, perché le persone (tutte le persone, tutto un popolo) avessero la "semplicità" d'animo, la pulizia e la disposizione morale per un approccio che potesse consentire loro di conoscerlo quale egli era, di apprezzarlo per il Suo valore.
Tempi difficili, caro amico, dove salvo qualche imbecille per il quale la guerra non era ancora finita, o qualche mascalzone pagato dai servizi, si militava in un partito come l' MSI per puri motivi ideali, che nulla, credimi, avevano a che fare con la "restaurazione" del vecchio regime.
Si voleva fermamente una Italia pulita e onesta, si combatteva contro i disastri della partitocrazia, contro le ruberie democristiane e le ganasce socialiste (rammenti Giacomo Mancini,... in quanti comizi ho sentito dargli pubblicamente di ladro!), contro gli sprechi, il malcostume, le lottizazioni, le clientele e il clientelismo dilagante, contro una Democrazia Cristiana che era pronta a vendersi anche il SS. Sacramento, pur di continuare a spartire interessi e pecunia fra le varie correnti ed i mammasantissima di cosa nostra. La DC, una banda di mistificatori, di farisei, di sepolcri imbiancati, per lo più mascalzoni con i calli sulle ginocchia (abito buono ed aria rispettabile e timorata) che se ne infischiavano dei veri interessi, dei veri bisogni degli italiani, peggio con peggio con i valori che quella Croce avrebbe dovuto ispirargli. Che avevano a cuore solo le Banche (e le banchine) e pochi altri settori strategici (Interni, Difesa, Scuola...). Che come i preti avevano quella perfida e ipocrita doppia coscienza che consentiva loro ogni nefandezza, da giustificare in secondo momento o col "fine" da perseguire o con la santa confessione.
La questione era stata solo una:
In hoc signo vinces! Ecco perché si erano presi la Croce sullo scudo, ed abusato del nome di Cristo... Eppoi dopo, si fregiavano della vittoria contro il dilagare del comunismo, ma sottobanco svendevano ai compagni l'Italia pezzo pezzo (rammenti le Regioni, i governi del Centrosinistra...), insomma un continuo lingua in bocca, vergognoso, sopra, e più, sottobanco, recitando sulla scena ben altra parte!
La destra, con i suoi valori, ma ancor più Giorgio Almirante, facevano loro paura. Da lì, rammenti, i voti che non valevano a nulla, i voti in frigorifero,... eppoi i fatti di Genova, le orde rosse scaraventate sulla piazza con una qualche regia... e rintuzzare l'odio dei fratelli contro i fratelli... Da parte di quelli che si chiamavano Cristiani.
Ha dovuto subire tutto questo Almirante... anche le strategie bombarole che vennero dopo col solo scopo di danneggiarlo, allorquando cedi oggi cedi domani, ai compagnucci, intendo, l'elettorato sempre più aveva voglia di Destra... Rammenti il '70... il successo del MSI... Ha dovuto subire tutto questo, Almirante, fino alle accuse più infamanti... Rammenti l'
Autobiografia di un fucilatore? Ma lui sempre diritto, come un fuso, con quegli occhi onesti, penetranti... mentre il peso gravava ogni giorno di più! Mentre anche gli amici, quei compagni di strada che fino al giorno prima erano stati i più attaccati e fedeli (sembrava), presero i soldi e fondarono Democrazia Nazionale, dimezzando così il nutrito gruppo parlamentare.
Basterebbe mettere le cose in ordine di tempo, in rapporto di causa - effetto, per comprendere. Certo, morire nel MSI per rivivere in Alleanza Nazionale fu necessario, come per la crisalide e la farfalla... Ma ora! Caro amico... morremo soli, come cani, ma certo onesti! E certo non morremo democristiani.

Tuo, Bruno Stepic

San Martino, 21 gennaio 2009

martedì 20 gennaio 2009

Search for Tomorrow


Dal sito ufficiale di Alleanza Nazionale:
PDL: BOCCHINO, MEGLIO UNA GOVERNANCE DUALE BERLUSCONI-FINI
Intervista sul Riformista del vicepresidente dei deputati del Pdl

«Non sarà il partito dell'uomo solo al comando»: Italo Bocchino fissa i sui paletti sul nuovo partito. Gazebo andati male, statuto in alto mare, data del congresso non definita, che succede nel Pdl? "Partirei da un'analisi politologica: accade sempre, quando i partiti sono al governo, che per un paio d'anni si concentrino più sui problemi del paese che sulle questioni interne". Vuole dire: nessun problema? "Il dibattito di questi giorni è fisiologico visto che siamo alla vigilia di un passaggio anche burocratico. Ma, politicamente, il Pdl è già nato. Alle elezioni, presentandoci insieme, abbiamo preso pi della somma dei due partiti. Nei gruppi parlamentari ci muoviamo come esponenti del nuovo partito e non come Forza Italia o An. Ora si tratta di affrontare questioni spinose: sedi, incarichi, organizzazione, statuto. Ed emerge qualche difficoltà. In fondo, è più facile innamorarsi che mettere su casa insieme"

anno fatto la frittata e ora ci ripensano! Ora ecco, dal cappello a cilindro spunta la gestione duale... E il Bossi, dove lo mettono? Ma non sarà mica ancora altro fumo negli occhi! Non sarà mica la recita della particina che il Cav. ha assegnato a Fini, perché, guarda caso, tutte queste belle esternazioni vengono fuori, in libera uscita, dopo la “colazione” del “tonno” di qualche giorno fa.
E come si affrettano uno dopo l’altro a rivendicare, a ribadire: pare un coro di beghine all’uscita del “rosario”.
“Alle elezioni, presentandoci insieme, abbiamo preso più della somma dei due partiti”, dice Bocchino, ma pare voler mettere le mani avanti: di cosa si preoccupa, allora! A me sembra, invece che "excusatio non petita, accusatio manifesta", abbiano pure preso il polso della base, degli iscritti, dei militanti. Perché le cose stanno più o meno a questo modo: in questo periodo di pre rodaggio del Pdl gli iscritti e i militanti di Forza Italia, hanno storto la bocca: e come non comprendere chi, dopo anni di militanza, dopo essersi fatto la propria nicchietta di amicizie e consensi, le proprie strategiette di piccolo cabotaggio, vede arrivare i nuovi ospiti (si fa per dire) che hanno fama (anche giustificata, per carità!) di essere organizzati e strutturati in forma di partito serio (vista la situazione, si fa ancora per dire) e non caravanserraglio...
Dall’altra parte, da A.N., dico, un po’ la medesima cosa: conosco gruppi che si sono guerreggiati finora, se non altro per cercare di contare qualcosa, gente che ha lottato per anni facendo l’opposizione interna in nome e per conto di questo o quel “colonnello” e ora si vede fare dai colonnelli un corale gesto dell’ombrello, sul tipo dell’ 8 settembre, e li vede andare tutti a “Brindisi”, a braccetto più o meno con sua maestà il Cav... I “colonnelli” e il “generale”: Badoglio!
Arrangiarvi, amici cari, arrangiarvi dovete! Mentre ora vogliono fare il contratto prematrimoniale... I beni della moglie, quelli del marito, separazione, comunione dei beni: da padroni a servitori in casa d’altri, anche i colonnelli!
Ma io non credo punto che sia vero: conoscendo i miei polli, credo si tratti della solita manfrina per tacitare o tranquillizzare gli animi. Stamani ho citato Machiavelli, la “Descrizione...” ecco un passo che calza a puntino: ...La quale nuova fece che 'l duca si volse tutto a vedere se posseva fermare questo umore con le pratiche di accordo; ed essendo grandissimo simulatore, non mancò di alcuno oficio a fare intendere loro come eglino avieno mosso l'armi contro a colui che ciò che aveva acquistato voleva che fussi loro, e come gli bastava avere el titolo del principe, ma che voleva che 'l principato fussi loro. Per l’epilogo, che non voglio guastare, rimando al testo: un vero capolavoro: http://it.wikisource.org/wiki/Descrizione_del_modo_tenuto_dal_Duca_Valentino_nello_ammazzare_Vitellozzo_Vitelli,_Oliverotto_da_Fermo,_il_Signor_Pagolo_e_il_duca_di_Gravina_Orsini
La faccenda comunque si sta facendo davvero interessante. Una soap opera del genere Search for Tomorrow

Bruno Stepic


San Martino, 20 gennaio 2009

A cena con la volpe...

Roma, 19 gen - ''Non c'e' nessuna difficolta' nel quadro del Pdl, i congressi sono gia' fissati, la nascita del nuovo partito ci sara' e noi saremo non solo dentro ma profondamente protagonisti. Vogliamo che ci siano regole e pari opportunita' per tutti''. Cosi' il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, si e' espresso in merito al percorso che sta portando Alleanza Nazionale e Forza Italia ad unirsi nel Pdl.

Dal Sito ufficiale di Alleanza Nazionale:


PDL: RONCHI, NO A PARTITO LEGGERO. SERVE PIU' DIALETTICA INTERNA
Intervista sul Corriere della Sera del ministro per le Politiche comunitarie

Ad An «non interessa un nuovo partito che sia un mero contenitore, un'operazione di marketing politico», non ci sta a «costruire una Forza Italia più grande, non siamo succubi di nessuno», e chiede risposte a domande che risposte ancora non hanno: «Dove sono i luoghi di discussione, quali le regole e le strutture, e dov'è soprattutto la dialettica interna che porta al progetto di un grande partito moderato che deve aver chiara la sua ricetta di rivoluzione su giustizia, lavoro, diritti civili, sussidiarietà, ambiente, politica internazionale?». Se lo chiede Andrea Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie nonché uomo tra i più vicini a Gianfranco Fini. Che difende a spada tratta: «Chi gli attribuisce disegni e ambizioni personali offende la propria intelligenza». E che si rivolge direttamente a Berlusconi: «E' un momento critico, ed è l'ora della chiarezza: è il premier che deve darci risposte».


PDL: LA RUSSA, SERVONO REGOLE PRECISE
"L'ipotesi più probabile per il congresso fondativo del Pdl è il 27 marzo, che evoca anche la prima vittoria elettorale del 1994". Lo ha detto il reggente di An Ignazio La Russa, al termine dell'esecutivo del partito. Per quanto riguarda Alleanza nazionale, il congresso che deciderà sulla confluenza nel nuovo soggetto si dovrebbe tenere il week end precedente.Sul processo di avvicinamento al Pdl, La Russa ha sottolineato che "vi è ancora una dialettica poiché il nuovo soggetto dovrà avere regole precise sulle modalità di scelta della classe dirigente e sulle decisioni politiche...



stiamo freschi! Alleanza Nazionale, in fase “terminale”, ovvero sotto la tenda ad ossigeno, dato che, probabilmente – dice La Russa – il congresso “fondativo” si terrà il 27 marzo prossimo,... e intanto – dico intanto – il Ministro Ronchi, già portavoce di A.N. si domanda: «Dove sono i luoghi di discussione, quali le regole e le strutture, e dov'è soprattutto la dialettica interna che porta al progetto di un grande partito moderato che deve aver chiara la sua ricetta di rivoluzione su giustizia, lavoro, diritti civili, sussidiarietà, ambiente, politica internazionale?»... E stiamo freschi! Che classe dirigente! Ora si capisce perché Alleanza Nazionale non spuntava più del 10%. E non si rende neppure conto, il Ronchi, dico, che sarebbe forse il caso di starsene zitto. Ce lo racconta pure! Che ancora non si sanno, tutte codeste cose: neanche si trattasse di decidere quando prendere le ferie! Roba da matti. E dal cosiddetto fatto del “predellino” ad oggi, che hanno fatto? Cosa si sono raccontati? Di cosa hanno discusso: di calcio? Neanche si trattasse di cosucce da poco: rivoluzione su giustizia, lavoro, diritti civili, sussidiarietà, ambiente, politica internazionale. Poveri noi!
Intanto il “presidente” continua a tirare un colpo al cerchio e uno alla botte, ad usum delle luci della ribalta, che ogni giorno chiedono sangue: e invece di mantenere un decoroso riserbo (come serebbe doveroso), invece di mantenere un “abito” strettamente istituzionale, esterna, esterna, su tutto lo scibile, e recita a soggetto: da Israele al Corano, dalla giustizia... aspettiamo trepidanti la prossima uscita.
Poi si va colazione col Cavaliere, tanto per schiarirsi le idee: pare di leggere le Avventure di Pinocchio, quando il malcapitato andò a cena con la volpe e il gatto... Sì, proprio quella! Di quando “la Volpe, per tornagusto si fece portare un cibreino di pernici, di starne...” Ovviamente il conto lo dovette pagare Pinocchio. Ovviamente, in senso metaforico, s’intende, se nell’ingenuo Pinocchio ci volessimo identificare, non andremo certo a reclamare dal giudice: di questi tempi, poi, ci sarebbe da essere condannati a morte! Non racconteremo quindi a nessuno di essere stati messi in mezzo...
Per intanto anche il “reggente” La Russa, sottolinea, e mancano solo due mesi – sottolineo io – "vi è ancora una dialettica poiché il nuovo soggetto dovrà avere regole precise sulle modalità di scelta della classe dirigente e sulle decisioni politiche...” C’è da mettersi le mani nei capelli, non vi pare?.
Mi paiono un po’ come quei figlioli “imbecilli” che dopo aver ereditato una fortuna dai genitori, in pochi mesi scialacquano tutto. In barba ai tanti sacrifici: nessun rispetto!
Eppoi mi viene alla mente l’epilogo della “Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo...” Ma non starò punto a tirarla lunga, dato che le molte, moltissime osservazioni da fare su questa “faccenda” sono già state fatte, le cose da dire dette, anche se ancora la lingua “prude”.
Quello che si sta consumando è un vero e proprio suicidio politico. Sono cose che succedono. Bisogna rassegnarsi!
Ad ogni buon conto non si illudano, se anche in uno scatto, “improbabile” ma sempre possibile, ci dovessero ripensare, se anche facessero un passo indietro, hanno perduto comunque ogni credibilità...

Bruno Stepic

San Martino, 20 gennaio 2009

sabato 17 gennaio 2009

Riprendiamoci i partiti

MAMMA RAI
Daniele, oggi 11:54
http://www.forumpolitico.org/

“Che senso ha una "commissione di vigilanza" ? E, ancora più, che senso ha, in un paese ad economia di mercato, che lo Stato possieda tre televisioni?E' da questa anomalia che nascono le lottizzazioni, di cui i partiti si sono ampiamente giovati.Ci vorrebbe una legge molto chiara e semplice che dicesse: "Lo Stato aliena la RAI. Possono partecipare al suo acquisto solo singoli o associati che non abbiano già interessi in altre emittenti, ovvero in altri mezzi di comunicazione "Lasciamo che sia il mercato, come per qualsiasi altra merce a decidere cosa è bello e cosa piace.”


Cito solo un frammento, solo alcune delle considerazioni svolte e in gran parte condivisibili, che però fanno scattare altre considerazioni, altri pensieri. Del resto scriveva in altra nota lo stesso Daniele: “fermarsi dunque alla quotidianità significa non affrontare di petto le questioni”. Sì, ma allora come fare a indurre i partiti a produrre leggi che vadano contro un sistema di interessi che tutto sommato condividono, sia da destra che da sinistra? La tv è uno di codesti “territori” condivisi. Se Berlusconi desse alla sinistra una delle sue reti andrebbe bene anche Berlusconi, in barba a quanto possono pensare gli elettori della sinistra, che dopo poco, con le giuste parole d’ordine, comincierebbero addirittura ad amarlo.
Così, penso, noi siamo tante noci, tanti pensieri e volontà diverse in tanti diversi scacchi. Non facciamo punto rumore! E con l’antipolitica, serpeggiante, con l’antipartitismo, legittimo, si va ancora più velocemente verso l’anarchia (come se non ce ne fosse già troppa!), e si favorisce solo la casta: urlate, urlate pure...
E’ la storia del cane che si morde la coda: i partiti, salvo qualcuno, non vogliono neppure la reintroduzione delle preferenze, ovvero il controllo degli eletti (minimo) da parte del corpo elettorale: devono controllare al cento per cento la formazione delle liste. Chi viene eletto non deve mettersi in alcun modo di traverso, ostacolare o minare in alcun modo lo status quo, con il quale sono, tutto sommato, tutti d’accordo. Eppoi le persone serie, intelligenti e preparate sono pericolose: se gli dai spazio domani ti fregano il posto. Quindi si gioca al "peggiore" tagliando le gambe di qua e di là, e la mediocrità... Per questo motivo l’unico modo quindi per tentare di rinnovare il quadro politico nazionale (non accettando l’idea di una rivoluzione cruenta – eppoi, fatta da chi! –) potrebbe consistere nel riappropriarsi della politica stessa, non tanto togliendo il potere ai partiti (che quasi non ci sono più: vuoi per lo sdegno dei cittadini – dopo tangentopoli –, vuoi per il reflusso verso un sempre più diffuso individualismo o verso opposte forme di anarchismo; vuoi perché questi – se e quando veramente funzionanti – vengono ritenuti pericolosi da una classe dirigente auto referenziante ormai cristallizzata nel proprio potere di casta); non tanto togliendo potere ai partiti, dicevo, bensì riappropriandosi di essi, proprio per i motivi per cui la casta non li vuole più: in quanto naturali cinghie di trasmissione del consenso, in quanto collegamenti col corpo elettorale in un rapporto vero, non mediatico, di carattere biunivoco.
Infatti oggi sembra prevalere la tendenza a privilegiare il cosiddetto “partito leggero”: una entità che si crea ex novo continuamente in prossimità delle tornate elettorali e poi scompare senza creare troppi problemi ai vari manovratori (si lavora con i media e con i sondaggi). Come creare dunque allora una classe dirigente alternativa? Oppure si sarà perennemente sudditi di un sistema di caste che si rinnovano solo per cooptazione? Eppoi, si può prendere il primo venuto dalla cosiddetta società civile perché e bello, perché è noto, perché...? Quella delle cosiddette primarie può essere una strada perseguibile, ma deve essere gestita correttamente dagli stessi partiti (che devono esistere e funzionare). Insomma, il sistema si può cambiare, comprese le regole solo riappropriandosi degli stessi partiti – quali che siano di destra o sinistra –; solo partecipando anche con sacrificio personale alla loro attività ed esistenza, si possono determinare i qualche modo le scelte degli eletti nei vari collegi; si può incidere congressualmente sulla formazione delle varie classi dirigenti locali e a quella nazionale. Il bipolarismo non è la panacea: quello che forzatamente viene messo insieme oggi si dividerà senz’altro domani. Figurarsi: non si va d’accordo fra marito e moglie, che si scelgono volontariamente, figurarsi cosa succede a mettere assieme gente con idee e sensibilità diverse.
Qui purtroppo è saltato tutto: “comanda chi può ed obbedisce chi vuole”. E la casta, in questa sarabanda, continua a fare il proprio interesse, giovandosi dei partiti (quali oggi sono) come meri strumenti di potere, reggendoli come satrapie ed infischiandosi di realizzare gli interessi veri dell’intero popolo italiano. Così non è necessario che la Tv pubblica, sia di tutti, producendo un servizio imparziale, per loro è di tutti prendendone un pezzo ciascuno. E quanto al servizio, all’interesse generale e nazionale, si salvi chi può. Santoro docet.

Bruno Stepic

San Martino, 17 gennaio 2009

venerdì 16 gennaio 2009

La ridotta di Israele


Anche la Signora Annunziata ha dovuto prendere atto della esagerata faziosità di certa sinistra, e certo la Signora Annunziata non può dirsi donna di Destra (almeno finora così non risulta). Una faziosità così cieca, ottusa, arrogante, tracotante, integralista da far inorridire per la sua pericolosità sociale, in quanto non è possibile prevedere le reazioni che può innescare nelle menti più deboli, più irriflessive ed acritiche. Qui non si tratta più dello sport nazionale, ovvero “tirare” a Berlusconi. Qui le conseguenze possono essere molto più gravi. La storia, che il Signor Santoro molto spesso dal suo pulpito vorrebbe insegnarci, dovrebbe avere insegnato qualcosa a lui per primo. Noo! Non sembra essere così. Bene, continui pure a dar fuoco alle micce, ma attenzione che a volte sono corte! Intanto l’ondata si allarga e dappertutto (Santoro sarà certo felice), si terranno nuove manifestazioni contro lo stato di Israele, e poco importa se talora il “fronte” si divide in speciosi distinguo tra più "duri" e più “buoni (si legga al riguardo l’articolo di Eleonora Martini sul Manifesto http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20090113/pagina/06/pezzo/239287/); poco importa se il Monsignore di Bologna può dirsi contento che non gli si mettano a pregare in piazza San Petronio il 24 prossimo (http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Gli-islamici-ci-riprovano-il-24-corteo-e-preghiera/2057465/6), sta di fatto che le reazioni alla legittima reazione di Israele (anche se molto decisa) contro le bombe di Hamas stanno diventando decisamente esagerate, senz’altro pericolose, almeno stando alle notizie di stampa e di agenzia (tanto per fare un paio di esempi significativi si veda: http://www.loccidentale.it/articolo/%E2%80%9Chamas,+hamas,+gli+ebrei+al+gas!.0064457 oppure anche http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2009/01/13/975740-mondo_scatta_assalto_sinagoghe_centri_ebraici.shtml. Non sappiamo dove tutto questo potrà portare, certo a cose non buone. E questa è una riflessione che vorremmo tutti facessero. E’ vero, non è punto facile distinguere all’interno delle molte anime del mondo islamico, anche costì si trovano i buoni, i profeti della pace, senz’altro disarmati o forti della sola parola, epperò destinati a soccombere – purtroppo –, immolati alla causa cieca della guerra santa, dell'intolleranza. Stiano bene attenti i nostri intolleranti compagni nazionali (se infedeli o non poco importa) se non sono disposti in futuro a convertirsi, "cavalcare" codesta tigre è assai pericoloso; stiano attenti a non fare la brutta fine dei “fratelli” palestinesi in disaccordo con Hamas che il video indicato di seguito fino a due ore fa illustrava crudamente (al momento non più disponibile http://www.youtube.com/watch?v=k0Q3AvY-D5E&feature=related). Chi di noi, andando al di là dei propri sentimenti di rabbia e anche di indignazione per la guerra (che nessun uomo di buon senso può amare) volesse raggelare per un qualche momento il proprio animo sul contingente e valutare i fatti con maggiore equilibrio, cercando di comprendere le ragioni di tutte le parti, quasi come un giudice estremo chiamato a decretare la pena più grave, superato il dato momentaneo, il dramma umano di un popolo, si renderebbe conto (basta un po’ di lungimiranza politica) dell’importanza che la “ridotta stabile” di Israele rappresenta per la difesa di quanto resta della civiltà occidentale contro la barbarie del terrorismo e del più cieco e pericoloso integralismo religioso.


Bruno Stepic


San Martino, 16 gennaio 2009

giovedì 15 gennaio 2009

Un altro pamphlet

Re: Ho manifestato per far finire un massacro, non per Hamas
di berluskhorror il ieri, 22:42
http://www.forumpolitico.org/

(vedi ieri: Una kefia da salotto)

Caro interlocutore,

in tutto questo pamphlet che hai postato dai per ovvia una cosa che non lo è affatto: andare a manifestare non è inneggiare al terrorismo, per il semplicissimo motivo che gli immigrati islamici in stragrande maggioranza sono semplici lavoratori e non terroristi. Inoltre dimentichi un dettaglio non irrilevante: non si manifesta contro Israele così per sport, ma perchè sta bombardando una popolazione inerme per lo più avendo causato all'oggi 1000 morti di cui 1/3 bambini.


Gentile Professore,

e rivolgendomi a Lei mi rivolgo a quanti hanno inteso rispondere alla mia breve nota.
Innanzi tutto, ma certo le era sfuggito, non ho speso una sola parola per contestare il Suo diritto a manifestare per chicchessia (non ci mancherebbe altro!) né, parimenti, ho speso una sola parola contro chi parteggia per i Palestinesi o ha partecipato alla manifestazione di Milano, né ho fatto alcun collegamento diretto o indiretto affinché costui (o costoro) possa o debba essere condiderato un terrorista o loro sostenitore. A dire il vero non sono neppure entrato nel merito, né pro, né contro. Ho inteso solo, col mio pamphlet, prendere spunto principalmente dalle prime due righe del Suo testo (La speculazione politica è arrivata a livelli infimi, ma ancor più infimo è il degrado morale di buona parte della cittadinanza, ormai lobotomizzata da anni di martellante campagna anti-islamica.) per evidenziare come la sinistra italiana (non riesco a coglierne il motivo e creda mi piacerebbe) stravolga così iperbolicamente, e aggiungo sfrontatamente, i dati oggettivi della realtà. Del resto Lei, attribuendomi cose non dette né pensate, continua a confermare codesto deplorevole costume, per il quale, mi creda, continuo a volerle riconoscere la buonafede.
Io cerco solo di comprendere, e in questo caso, come in altri, mi creda non riesco a comprendere se codesta attitudine a stravolgere la realtà (ben inteso se è stata letta correttamente) o a leggerla in modo distorto, dipenda da motivi genetici (per esempio) o altro. Il che – è semplicemente una ipotesi, e quindi la prenda per tale – potrebbe spiegare le scelte di campo politico che ciascuno di noi fa, talora diametralmente opposte, all’interno di un medesimo contesto sociale. Potremmo domandarci anche, se lo ritiene, quale importanza in ciò rivesta la nostra educazione, (i nostri insegnanti, per es.). Per questo ieri richiamavo all’esigenza di studi psichiatrico-sociologici.
Perché, mi permetta, ritengo assai grave lo stravolgimento della realtà, o della sua lettura, in quanto sta a mio vedere alla base di quelle incomprensioni linguistiche, culturali e politiche, che, portate all’estremo, possono condurre alla catastrofe della guerra (con tutte le conseguenze che ben conosciamo).
Fermarsi dunque alla quotidianità significa non affrontare di petto le questioni”, scrive il Signor Daniele, ed ha ragione: infatti a me, della quotidianità importa ben poco, come ben poco mi importa di quello che fa o pensa Lei, e di conserva al “mondo” di quello che faccio o penso io. Vorrei solo, nel tempo che mi resta, anche discutendone serenamente (e senza peli sulla lingua) insieme ad altri come Lei, riuscire a comprendere qualcosa di più, di quanto la fortuna e gli studi mi hanno consentito finora.
Entrando nel merito della questione mi limiterò ad osservare che se la sinistra nazionale (e internazionale) protestasse anche tutte le volte che gli amici di Hamas, inviano i propri “razzi” (che non sono propriamente confetti alla mandorla) contro Israele (e potrebbero colpire anche un asilo nido,... noo!); se la nostra sinistra nazionale e l’altra isolassero Hamas, forse questa organizzazione sarebbe indotta dalla comunità politica internazionale a più miti consigli. Perché una cosa ha da essere chiara: senza il riconoscimento di Israele da parte di tutti, senza un cessate il fuoco da parte di tutti, non può esservi pace. Ne consegue che se non vi sono altre vie (a farla breve), tutti dovrebbero operare, agire, industriarsi e “manifestare” perché codesto avvenga.
A meno che non si pensi che sia meglio levare di torno Israele, con tutto quello che ciò comporta...
Ma allora è tutto un altro paio di maniche.
Certo, quei bambini, poveracci, fanno un gran bene ad Hamas (guarda caso!).

Bruno Stepic

San Martino, 15 gennaio 2009

mercoledì 14 gennaio 2009

Una kefia da salotto



di berluskhorror il 12/01/2009, 20:53

La speculazione politica è arrivata a livelli infimi, ma ancor più infimo è il degrado morale di buona parte della cittadinanza, ormai lobotomizzata da anni di martellante campagna anti-islamica. Sono andato a manifestare a Milano, sì certo, come tanti che conosco (italiani e non). Non solo non mi sono pentito, ma penso di ritornare se ricapita l'occasione. Non frequento centri sociali (se è tanto in 40 anni di vita sono stato 5 volte al leoncavallo), ho a che fare regolarmente con immigrati islamici perchè insegno loro italiano...

Prendo spunto da questo articoletto, che assumo come specimen di un pensiero fin troppo generalizzato nella nostra sinistra nazionale. Personalmente non ho motivo per dubitare della buonafede di chi scrive (che peraltro si qualifica con la firma), epperò ritengo vi sia un solido motivo per preoccuparsi di fronte ad un così spudorato stravolgimento della realtà. Uno stravolgimento così evidente e totale (specie se come ritengo in buonafede – lo ripeto –) che richiederebbe studi psichiatrico-sociologici appropriati. Preoccupante, dicevo, dato che da decenni ormai abbiamo tutti sott’occhio le decine di studenti (dalla scuola primaria all’università), alcuni loro insegnanti (ruffiani e ammiccanti), l’assessore di turno e financo il tranviere, con la kefia palestinese intorno al collo. Una moda addirittura: se ne trovano utilizzate addirittura nelle sfilate d’alta moda, ovviamente ad uso della sinistra da salotto radicalchic.
Certo non può dirsi altrettanto per i colori o i simboli di Israele, da sempre soggetto ad attacchi proditori, costretto a dovere rivendicare e difendere ogni giorno, da sempre, il proprio diritto ad esistere; costretto ogni giorno a tutelare l’incolumità fisica dei propri incolpevoli cittadini.
Ci vuole una bella faccia tosta, una elevata dose di sfrontatezza per fare certe affermazioni, frutto di un pericoloso unilateralismo culturale, da far rabbrividire, ancora più grave, come dimostrato dai fatti, perché alligna perfino fra gli insegnanti.
Preoccupante dunque, ancora, in codesta sinistra irriflessiva, l’incapacità di una lettura del quadro reale informata da quella razionalità di stampo illuministico, che dovrebbe essere alle sue radici. Una sinistra sempre più bigotta, cieca, irragionevole fino all’odio viscerale, fino a coniugarsi nella lotta, paradossalmente, con quell’integralismo islamico, che proprio essa, in primis, dovrebbe avversare e combattere. Insomma, come dicevo, siamo in una situazione di sconquasso, di mondo sottosopra che rende impossibile anche solo pensare ad una forma di dialogo. Laddove perché una sorta di dialogo possa realizzarsi, perché un “punto” di contatto si possa trovare, occorre quanto meno che si possano condividere un linguaggio ed un sistema di coordinate, ovvero la oggettività dei riferimenti.


San Martino, 14 gennaio 2009

martedì 13 gennaio 2009

Scusate ma non capisco

Premesso che non sopporto qualsivoglia forma di integralismo, religioso o politico che sia, di conseguenza resto assai perplesso di fronte alle posizioni che la sinistra nazionale assume ed ha assunto da sempre nei confronti del Cav. Berlusconi (che sia ben chiaro io non amo).
Passi pure che gli avversari politici di primo livello non gli abbiano perdonato di aver loro soffiato il “potere” l’indomani di Tangentopoli (correva l’anno 1994, ricordate?) e che abbiano inteso instillare nel loro popolo un sentimento di odio (come è sempre stato nella sinistra: fino a mentire spudoratamente, su tutto, fino al linciaggio morale degli avversari...), passi pure codesto, ma come il popolo di sinistra abbia abboccato (a tutti i livelli) così bene, mi lascia a dir poco sconcertato.
Serpeggia per tutto un odio cieco, viscerale, ottuso di un integralismo che lascia a dir poco allibiti.
Io sapevo, egli studi di un tempo me lo confermarono, che la sinistra era figlia della Rivoluzione francese, che aveva quindi a che fare, almeno nelle sue radici, col Razionalismo illuminista, del quale la Rivoluzione era figlia; e che aveva conseguentemente a che fare col Positivismo, ovvero con la Ragione, con la Scienza, con la matematica, la fisica, il calcolo e via discorrendo (lasciando ad altri tutte le questioni inerenti sentimento, per loro natura irrazionali e quindi irragionevoli): tutte cose insomma lontane anni luce, e davvero agli antipodi dell’atteggiamento ottuso di odio cieco e irriflessivo (da crociata, ma oggi si potrebbe ribaltare dicedo da integralismo islamico) che colgo ogni giorno per tutto.
Insomma, siamo quasi giunti a invocare l’esorcismo contro un Uomo, e la sua gente, che rappresenterebbe “il male assoluto” (non quello di Fini - di cui si dirà in altro momento-). Così, è tutto male. Non possono esserci per partito preso cose buone: fino al punto, all'assurdo, che qualcuno lo sogna nei parchi pubblici a rubare le caramelle nelle tasche dei bambini. E’ semplicemente ridicolo! offende l'intelligenza e vorrei caldamente che certo non tutti, ma almeno qualcuno nel popolo della sinistra nazionale vi facesse sopra la sua brava riflessione.
Così, conseguentemente ed a caduta, si assumo atteggiamenti e posizioni di dura contestazione fin nella mobilitazione di piazza. Tanto per citare un paio di questioni: non capisco il senso della levata di scudi della sinistra, anche sindacale e universitaria verso una riforma (quella Gelmini) che intende rendere trasparenti i concorsi, svecchiare l'organico docente e togliere i privilegi ai Baroni (vi ricordate, vetero sessantottini, i tanto odiati e vituperati Baroni contro cui combattevate? Sono i medesimi che oggi la sinistra piazzaiola, giovanile, studentesca, sindacal no-globalizzante difende: quelli stessi Baroni che vi fot...o i figli tutti i giorni nell’Università); a meno che indebolire codesti privilegi non significhi minare il sistema di clientele culturali e pseudo-culturali imbastito i decenni dalla sinistra di potere, per controllare e gestire il potere culturale (vi ricordate cosa interessava di più al compagno Togliatti? Cultura e Giustizia! rammentate?), e che il popolo della sinistra che scende in piazza non sia ancora una volta nella commedia l’utile idiota che difende i privilegi degli altri, della casta e di un consolidato sistema di potere.
Ciò vale pari pari - come evidenza vuole - per la questione Giustizia (leggi riforma della) dove ottusamente, come cercavo oggi di osservare su http://www.forumpolitico.org/ si corre il rischio, per la medesima viscerale ottusità, di “gettare il bambino con l’acqua sporca”, dato che è nell’interesse di tutti, a cominciare dal popolo, realizzare le garanzie di giustizia che solo la separazione delle carriere può consentire.
Certo si risponderà: ma il Berlusconi fa il proprio interesse! E che, tutti quegli altri, amici vostri, non l'hanno fatto? non intendono continuare a farlo? Carto se così non fosse la nostra Italia non sarebbe tanto malconcia.
E per quanto mi riguarda, credetemi, penso proprio che il Cav. B. fra tutti gli Innominati di sinistra (quelli bravi e onesti che fanno solo gli interessi del popolo) sia quello che i propri interessi li fa di meno.

bruno s.

San Martino, 13 gennaio 2009

lunedì 12 gennaio 2009

Vox clamantis in deserto

Due giorni fa, accennavo alla preoccupazione che i dirigenti nazionali (?) del Pdl sembrano avere per il consenso popolare: i gazebo si sono sprecati e, firme su firme, i cittadini coinvolti, fino ad eleggere alcuni delegati al congresso del costituendo Pdl. Addirittura i quadri dirigenti (locali) e gli amministratori (locali) dei due partiti che confluiranno nel Pdl (F.I. & A.N.) paiono (almeno sul momento) messi in ombra, non contare più nulla, in questa dichiarata caccia al nuovo, al sangue fresco della cosiddetta società civile.
Ma è davvero così? Sembra trattarsi come sempre della solita nube di fumo (negli occhi), del solito costume gattopardesco del bisogna cambiare tutto per non cambiare nulla. Infatti i nostri "amici" (si fa per dire!) se davvero volessero sinceramente il realizzarsi della volontà popolare, l'affermarsi dei migliori della "cosiddetta società civile", di destra o sinistra che sia, basterebbe reintroducessero il voto di preferenza, cosa che si guardano bene dal fare (eppoi anche su questa benedetta fola della società civile ci sarà da ragionare).
E certo non possono rischiare che la pacchia finisca, che molti, migliori di loro (e mi si creda non ci vuole molto) arrivino a spodestarli, a dire loro, insomma, che devono tornarsene a casa.
E' la spia, questa (certo insieme a moltissime altre), della mediocrità imperante nel nostro Paese. La paura che il migliore prevalga, e ciò anche in quanti, come i dirigenti di Alleanza Nazionale, per decenni si sono risciacquati la bocca con frasi fatte del tipo: vogliamo il realizzarsi della meritocrazia... una società in cui nei vari settori prevalga la competenza... i migliori devono andare avanti... basta col livellamento verso il basso voluto dalla sinistra... Insomma, la paura che il migliore prevalga è per costoro (come dimostrano i fatti) un incubo vero e proprio: si procede solo per cooptazione, e viene cooptato solo chi ha dimostrato negli anni di essere "affidabile", ovvero obbedire, stare al proprio posto, non rompere i c..., e se è un po' cretino meglio con meglio, il pericolo che rappresenta da un lato è ben controbilanciato da cento altri vantaggi, e se poi è anche un po' cialtrone, poco importa: sarà meglio manovrabile o ricattabile.
Ecco la gara al ribasso, l'amore per la cosa pubblica considerata per decenni da tutti costoro "cosa nostra". Ecco il trionfo della mediocrità: perché la formuletta vale per tutti i livelli: se il bene della Nazione e del suo Popolo stesse tanto a cuore, si dovrebbe (presume l'ingenuo) in ogni forma operare per il primato della qualità, con ciò che ne consegue. Ma non è così.
In questi anni sono stato molte volte perplesso: non capivo come mai tutte le volte che emergeva qualcuno di valore (e credetemi avevo gli strumenti per valutarlo), i "vertici" si facevano in quattro per tagliargli le gambe, privilegiando talora cialtroni matricolati, o ribaldi d'ogni risma. Beata ingenuità (la mia), fin quando dai dai ho capito: come Agatocle, si dovevano"tagliare le spighe emergenti". Ma di codesta logica oggi si vedono e raccolgono i frutti. La mediocrità è imperante in tutti gli apparati dello Stato, non solo nel quadro politico, dato che codesta classe politica (invece di privilegiare il merito e la competenza come l'interesse nazionale avrebbe voluto) ha costruito e retto il proprio consenso sulle clientele, sulle tessere di partito e sindacali (altro capitolo da aprire), ha dilapidato il patrimonio pubblico e svuotato le tasche dei cittadini elargendo fiumi di denaro a questo e a quello; ha mantenuto artificiosamente in vita (con vero e proprio accanimento) aziende pubbliche e private (di amici e benefattori -ripagati-) che dovevano soccombere perché incapaci di stare sul mercato, ecc... Così, anche per questo, il "sistema" si è sfasciato, e ciò che ne resta è sotto gli occhi di tutti.
Certo il danno è difficilmente reparabile, e la mediocrità non è una carta punto vincente.

Bruno S.

San Martino, 12 gennaio 2009