giovedì 15 gennaio 2009

Un altro pamphlet

Re: Ho manifestato per far finire un massacro, non per Hamas
di berluskhorror il ieri, 22:42
http://www.forumpolitico.org/

(vedi ieri: Una kefia da salotto)

Caro interlocutore,

in tutto questo pamphlet che hai postato dai per ovvia una cosa che non lo è affatto: andare a manifestare non è inneggiare al terrorismo, per il semplicissimo motivo che gli immigrati islamici in stragrande maggioranza sono semplici lavoratori e non terroristi. Inoltre dimentichi un dettaglio non irrilevante: non si manifesta contro Israele così per sport, ma perchè sta bombardando una popolazione inerme per lo più avendo causato all'oggi 1000 morti di cui 1/3 bambini.


Gentile Professore,

e rivolgendomi a Lei mi rivolgo a quanti hanno inteso rispondere alla mia breve nota.
Innanzi tutto, ma certo le era sfuggito, non ho speso una sola parola per contestare il Suo diritto a manifestare per chicchessia (non ci mancherebbe altro!) né, parimenti, ho speso una sola parola contro chi parteggia per i Palestinesi o ha partecipato alla manifestazione di Milano, né ho fatto alcun collegamento diretto o indiretto affinché costui (o costoro) possa o debba essere condiderato un terrorista o loro sostenitore. A dire il vero non sono neppure entrato nel merito, né pro, né contro. Ho inteso solo, col mio pamphlet, prendere spunto principalmente dalle prime due righe del Suo testo (La speculazione politica è arrivata a livelli infimi, ma ancor più infimo è il degrado morale di buona parte della cittadinanza, ormai lobotomizzata da anni di martellante campagna anti-islamica.) per evidenziare come la sinistra italiana (non riesco a coglierne il motivo e creda mi piacerebbe) stravolga così iperbolicamente, e aggiungo sfrontatamente, i dati oggettivi della realtà. Del resto Lei, attribuendomi cose non dette né pensate, continua a confermare codesto deplorevole costume, per il quale, mi creda, continuo a volerle riconoscere la buonafede.
Io cerco solo di comprendere, e in questo caso, come in altri, mi creda non riesco a comprendere se codesta attitudine a stravolgere la realtà (ben inteso se è stata letta correttamente) o a leggerla in modo distorto, dipenda da motivi genetici (per esempio) o altro. Il che – è semplicemente una ipotesi, e quindi la prenda per tale – potrebbe spiegare le scelte di campo politico che ciascuno di noi fa, talora diametralmente opposte, all’interno di un medesimo contesto sociale. Potremmo domandarci anche, se lo ritiene, quale importanza in ciò rivesta la nostra educazione, (i nostri insegnanti, per es.). Per questo ieri richiamavo all’esigenza di studi psichiatrico-sociologici.
Perché, mi permetta, ritengo assai grave lo stravolgimento della realtà, o della sua lettura, in quanto sta a mio vedere alla base di quelle incomprensioni linguistiche, culturali e politiche, che, portate all’estremo, possono condurre alla catastrofe della guerra (con tutte le conseguenze che ben conosciamo).
Fermarsi dunque alla quotidianità significa non affrontare di petto le questioni”, scrive il Signor Daniele, ed ha ragione: infatti a me, della quotidianità importa ben poco, come ben poco mi importa di quello che fa o pensa Lei, e di conserva al “mondo” di quello che faccio o penso io. Vorrei solo, nel tempo che mi resta, anche discutendone serenamente (e senza peli sulla lingua) insieme ad altri come Lei, riuscire a comprendere qualcosa di più, di quanto la fortuna e gli studi mi hanno consentito finora.
Entrando nel merito della questione mi limiterò ad osservare che se la sinistra nazionale (e internazionale) protestasse anche tutte le volte che gli amici di Hamas, inviano i propri “razzi” (che non sono propriamente confetti alla mandorla) contro Israele (e potrebbero colpire anche un asilo nido,... noo!); se la nostra sinistra nazionale e l’altra isolassero Hamas, forse questa organizzazione sarebbe indotta dalla comunità politica internazionale a più miti consigli. Perché una cosa ha da essere chiara: senza il riconoscimento di Israele da parte di tutti, senza un cessate il fuoco da parte di tutti, non può esservi pace. Ne consegue che se non vi sono altre vie (a farla breve), tutti dovrebbero operare, agire, industriarsi e “manifestare” perché codesto avvenga.
A meno che non si pensi che sia meglio levare di torno Israele, con tutto quello che ciò comporta...
Ma allora è tutto un altro paio di maniche.
Certo, quei bambini, poveracci, fanno un gran bene ad Hamas (guarda caso!).

Bruno Stepic

San Martino, 15 gennaio 2009

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