sabato 17 gennaio 2009

Riprendiamoci i partiti

MAMMA RAI
Daniele, oggi 11:54
http://www.forumpolitico.org/

“Che senso ha una "commissione di vigilanza" ? E, ancora più, che senso ha, in un paese ad economia di mercato, che lo Stato possieda tre televisioni?E' da questa anomalia che nascono le lottizzazioni, di cui i partiti si sono ampiamente giovati.Ci vorrebbe una legge molto chiara e semplice che dicesse: "Lo Stato aliena la RAI. Possono partecipare al suo acquisto solo singoli o associati che non abbiano già interessi in altre emittenti, ovvero in altri mezzi di comunicazione "Lasciamo che sia il mercato, come per qualsiasi altra merce a decidere cosa è bello e cosa piace.”


Cito solo un frammento, solo alcune delle considerazioni svolte e in gran parte condivisibili, che però fanno scattare altre considerazioni, altri pensieri. Del resto scriveva in altra nota lo stesso Daniele: “fermarsi dunque alla quotidianità significa non affrontare di petto le questioni”. Sì, ma allora come fare a indurre i partiti a produrre leggi che vadano contro un sistema di interessi che tutto sommato condividono, sia da destra che da sinistra? La tv è uno di codesti “territori” condivisi. Se Berlusconi desse alla sinistra una delle sue reti andrebbe bene anche Berlusconi, in barba a quanto possono pensare gli elettori della sinistra, che dopo poco, con le giuste parole d’ordine, comincierebbero addirittura ad amarlo.
Così, penso, noi siamo tante noci, tanti pensieri e volontà diverse in tanti diversi scacchi. Non facciamo punto rumore! E con l’antipolitica, serpeggiante, con l’antipartitismo, legittimo, si va ancora più velocemente verso l’anarchia (come se non ce ne fosse già troppa!), e si favorisce solo la casta: urlate, urlate pure...
E’ la storia del cane che si morde la coda: i partiti, salvo qualcuno, non vogliono neppure la reintroduzione delle preferenze, ovvero il controllo degli eletti (minimo) da parte del corpo elettorale: devono controllare al cento per cento la formazione delle liste. Chi viene eletto non deve mettersi in alcun modo di traverso, ostacolare o minare in alcun modo lo status quo, con il quale sono, tutto sommato, tutti d’accordo. Eppoi le persone serie, intelligenti e preparate sono pericolose: se gli dai spazio domani ti fregano il posto. Quindi si gioca al "peggiore" tagliando le gambe di qua e di là, e la mediocrità... Per questo motivo l’unico modo quindi per tentare di rinnovare il quadro politico nazionale (non accettando l’idea di una rivoluzione cruenta – eppoi, fatta da chi! –) potrebbe consistere nel riappropriarsi della politica stessa, non tanto togliendo il potere ai partiti (che quasi non ci sono più: vuoi per lo sdegno dei cittadini – dopo tangentopoli –, vuoi per il reflusso verso un sempre più diffuso individualismo o verso opposte forme di anarchismo; vuoi perché questi – se e quando veramente funzionanti – vengono ritenuti pericolosi da una classe dirigente auto referenziante ormai cristallizzata nel proprio potere di casta); non tanto togliendo potere ai partiti, dicevo, bensì riappropriandosi di essi, proprio per i motivi per cui la casta non li vuole più: in quanto naturali cinghie di trasmissione del consenso, in quanto collegamenti col corpo elettorale in un rapporto vero, non mediatico, di carattere biunivoco.
Infatti oggi sembra prevalere la tendenza a privilegiare il cosiddetto “partito leggero”: una entità che si crea ex novo continuamente in prossimità delle tornate elettorali e poi scompare senza creare troppi problemi ai vari manovratori (si lavora con i media e con i sondaggi). Come creare dunque allora una classe dirigente alternativa? Oppure si sarà perennemente sudditi di un sistema di caste che si rinnovano solo per cooptazione? Eppoi, si può prendere il primo venuto dalla cosiddetta società civile perché e bello, perché è noto, perché...? Quella delle cosiddette primarie può essere una strada perseguibile, ma deve essere gestita correttamente dagli stessi partiti (che devono esistere e funzionare). Insomma, il sistema si può cambiare, comprese le regole solo riappropriandosi degli stessi partiti – quali che siano di destra o sinistra –; solo partecipando anche con sacrificio personale alla loro attività ed esistenza, si possono determinare i qualche modo le scelte degli eletti nei vari collegi; si può incidere congressualmente sulla formazione delle varie classi dirigenti locali e a quella nazionale. Il bipolarismo non è la panacea: quello che forzatamente viene messo insieme oggi si dividerà senz’altro domani. Figurarsi: non si va d’accordo fra marito e moglie, che si scelgono volontariamente, figurarsi cosa succede a mettere assieme gente con idee e sensibilità diverse.
Qui purtroppo è saltato tutto: “comanda chi può ed obbedisce chi vuole”. E la casta, in questa sarabanda, continua a fare il proprio interesse, giovandosi dei partiti (quali oggi sono) come meri strumenti di potere, reggendoli come satrapie ed infischiandosi di realizzare gli interessi veri dell’intero popolo italiano. Così non è necessario che la Tv pubblica, sia di tutti, producendo un servizio imparziale, per loro è di tutti prendendone un pezzo ciascuno. E quanto al servizio, all’interesse generale e nazionale, si salvi chi può. Santoro docet.

Bruno Stepic

San Martino, 17 gennaio 2009

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