martedì 27 gennaio 2009

"Quando Tonino voleva De Niro per un film sulla sua vita"

Cos'ì apre oggi "Il Giornale", Filippo Facci,...
poi un ampio servizio in 3a pagina
"Quando Tonino voleva De Niro per un film sulla sua vita"
Di Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=323980
[...] Non saltò fuori qualche idea sull’attore a cui affidare il ruolo del fustigatore di Mani pulite?«Sì, certo, se ne discusse. Ma non si presero decisioni all’istante, e a pensarci bene non è che ci fossero tantissimi attori adatti al personaggio. Diciamo che il discorso era orientato sullo stile Robert De Niro, magari proprio uno straniero. Comunque era solo un primo approccio, voleva capire da un grande del cinema, come Vittorio, se era una cosa fattibile». [...]
Ma, da leggere, è pure il succulento articolo di spalla “Il penalista che sogna l’ex pm che sogna la Rai” di Paola Setti, che scrive: E per la serie “l’Italia dei Favori”...


Che in Italia qualcosa non funziona (sic!) ce ne siamo accorti tutti, da un pezzo. Che il narcisismo, specie fra i politici, sia più diffuso di quanto si immagini, è altrettanto noto, ma che si potesse arrivasse ad una così distorta e assolutamente sovrastimata percezione di sé, perdonerete, ma io non me lo sarei aspettato. Un difetto così grave di lettura, che non può certo restare circoscritto alla sfera personale, che inevitabilmente (per chi ne è affetto) “colorerà”, soggettivandola pericolosamente, tutta la realtà. Della qual cosa potrebbe interessarci anche ben poco, se si trattasse di un qualsiasi cittadino; ma le cose cambiano, invece sostanzialmente, allorquando il “personaggio” è pubblico: ovvero si tratta di un uomo politico di primissimo piano, per giunta capo di un partito. Leggere correttamente, attendibilmente la realtà, allora è ancor più importante, dato che l’azione che il politico si propone è proprio quella di intervenire sulla realtà, per modificarla. Ma cosa succede allorquando non si conosce, o si conosce in modo distorto ciò che ci si propone di modificare... insomma, che ci “azzecca” quello che si intende fare, che si fa, se il mondo vero è tutto un’altra cosa. Storicamente, cioè fino alla legge 180/78, nota anche col nome di Basaglia, la società aveva creato appositi luoghi dove si poteva esprimere la propria visione distorta della realtà, certo sotto tutela, in ambiente circoscritto... Ora io non saprei punto dire se quella legge fu un bene, certo con i suoi effetti dobbiamo oggi fare i conti!
Io credo pure che l’ambizione personale, quando è legittima, ovvero commisurata e non sproporzionata, sia un bene, una molla fondamentale nella vita degli individui e di conseguenza nelle società, anche se, ripensando, devo dire di aver sempre ammirato, nel mondo antico, l’arte romana, che pur nella sua universalmente riconosciuta grandezza, non ci ha lasciato neppure un nome. Cosa sarebbe occorso ad uno scultore, incidere il proprio nelle ricche pieghe delle vesti dell’Imperatore: eppure dovrà pure essere stato bravo, molto, se a cotanto impegno era stato chiamato! E gli architetti, di quelle ancor oggi maestose opere... e gl’ingegneri degli acquedotti, delle cloache, delle terme?... Non un nome! Ecco! I politici dovrebbero comportarsi così, col loro nome obliato (ma presente) nelle loro opere, nel bene realizzato per la comunità... O non si diceva un tempo che “la virtù è premio a se stessa”? Dimenticavo! Noi siamo nella società dell’apparire, che, fatto ben salvo l’”avere” è ben altra cosa da “essere”.
Epperò forse io mi sbaglio, forse ancora una volta ho capito male e quello che ho scritto è tutto sbagliato: perchè potrebbe anche non essere stato De Niro, l’attore, forse solo una ipotesi da scartare di certo: perchè c’è cinema e cinema, c’è celebrazione e celebrazione: per esempio Fantozzi (che pure io non amo punto) è la celebrazione di un tipo umano comune, purtroppo! Un tipo umano che però ci potrebbe “azzeccare” di più.

Bruno Stepic

San Martino, 27 gennaio 2008

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