lunedì 26 gennaio 2009

Panem et circenses





cfr. http://www.forumpolitico.org/
La battuta di Berlusconi o gli aiuti alla Fiat?


a maggioranza dei quotidiani di oggi (almeno così sottolineava il direttore dell’Ansa, Giampiero Gramaglia, stamani, nella rassegna stampa di Radio24 – Il Sole...) ha aperto sull’ultima battuta di Berlusconi: “un soldato per ogni bella donna” (circa). Una battuta sulla quale, ancora una volta, ovvero come quasi tutte le volte che il Cav. nazionale apre bocca, si è scatenato il solito putiferio. Ora, a prescindere dal fatto che non mi pare esistere nessuna battuta (non sarebbe successo nulla, infatti, se invece di soldato – ma in questi giorni di soldati si parla ed il governo deve decidere, si dice – avesse parlato di “guardia del corpo”), mi pare si debbano fare due considerazioni: la prima, che il signor Veltroni, e tutti quelli come lui, non aspettano altro che il Cav. apra bocca, per trovare il modo di assurgere alle luci della ribalta, ovvero alle prime pagine del giornali. Se il Cav. stesse zitto, i “nostri” no avrebbero nulla da dire (o quasi); la seconda, e mi pare assai più seria e motivo di una più approfondita riflessione, che la maggior parte della stampa quotidiana nazionale, vi abbia trovato motivo per aprirvi i giornali.
Destava infatti un po’ di meraviglia anche nel direttore Gramaglia, che solo il Il Mattino di Napoli abbia dato spazio alla notizia per cui, sugli aiuti di stato alla Fiat vi sarebbe l’altolà della Lega (un provvedimento che, secondo Calderoli, darebbe il via ad una rivolta popolare).
Personalmente non sono minimamente interessato alle battute del signor Berlusconi, né a quelle felici né ancor meno a quelle venute male. Dirò che invece che fino dalla più tenera età ho cercato di esercitare l’acume di mia figlia, (che oggi posso dire è ben sviluppato e molto vivace), pronendole in ogni occasione battute, paradossi, bisticci, giochi di parole e nonsense di ogni genere, taluni più felici altri meno, e comunque abituandola ad osservare criticamente ogni cosa. Tant’è!
Torniamo alla nostra stampa nazionale. Sinceramente provo un po’ di pena: in questo come in molti altri casi stanno aiutando il Veltroni a sprofondare, dato che se non dessero punto spazio alle sue “osservazioni” così cretine, certo lo indurrebbero a riflettere di più su cosa dire e quando farlo. Ma, purtroppo, non vi è la consapevolezza di questo, almeno nella nostra stampa, che finisce per rendersi ridicola al pari di Veltroni, se non più.
Poi c’è da considerare, mi sembra, che con codesto giochino della regia, della scelta (a mio vedere così opinabile) delle notizie su cui mettere l’accento (enfatizzare da un lato, sminuire dall’altro) non si fornisce assolutamente un buon servizio ai lettori, inducendoli come accade per tutti i media ad una percezione distorta della realtà, o quanto meno dell’ordine di grandezza, di importanza che i fatti che succedono rivestono in quella sorta di quadro che costituisce l’interesse generale di una intera comunità nazionale. Sempreché la questione non sia altra, ovvero questione di schieramento, ed allora sarebbe ancora altro paio di maniche, vorrebbe significare che come comunità nazionale saremmo proprio alla frutta, avendo nella generalità giornali (editori), direttori e giornalisti così in malafede, così sciacalli da appuntarsi sulla minima, irrilevante boutade (che fra l’atro come dicevo, non mi pare nemmeno esservi).
Certo tutto è opinabile: e quello che appare importante o più importante per me può non esserlo per altri, epperò lascio al buon senso di ciascuno il giudicare cosa, fra i due fatti richiamati di sopra, possa rivestire una maggiore importanza per gli interessi veri del nostro popolo.
Un altra considerazione è inerente al fatto che forse tutti, carta stampata e tv antepongono le notizie, i fatti che fanno più vendere (giornali, pubblicità...) e allora non si deve trattare, almeno non al primo posto o in “civetta” delle cose più importanti, ma di quelle che il target maggiore richiede. Che insomma sarebbe dare al popolo quello che vuole: panem et circenses, insomma.
Per carità, tutto legittimo, epperò, allora non atteggiamoci a moralizzatori, non fingiamo di voler “far crescere le coscienze”, di voler allargare le menti alla comprensione del reale, di voler formare i cittadini a voto consapevole... Perché, intendendo continuare ad usare un linguaggio educato, eufemisticamente dirò che gli italiani, almeno molti, non ne hanno più voglia.

Bruno Stepic

San Martino, 26 gennaio 2009






16:30 *L’amico Daniele, molto opportunamente, trova correlazione, tra la presente nota ed il testo da lui recensito all’indirizzo sotto riportato. Ringraziandolo caldamente se ne approfitta volentieri e se ne fa richiamo, in questo caso, come appendice.


...E' il titolo del bel libro di Matteo Rampin.


L'autore, psichiatra e psicoterapeuta, affronta nel libro gli inganni che si nascondono dietro alle parole.
Nella presentazione del libro l'editore scrive: " Si tratta di un divertente e istruttivo manuale di autodifesa dalle manipolazioni linguistiche. Matteo Rampin mette a disposizione tutta la sua esperienza di comunicazione e di accorto decifratore di messaggi, per insegnarci a riconoscere i trucchi di politici, pubblicitari, media, maghi, astrologi, fattucchiere. Accettato il fatto incontrovertibile che il piu' potente strumento di condizionamento mentale è il linguaggio, l'autore ci invita a considerare quali sono i meccanismi della nostra mente che ci portano a essere così facilmente preda dei persuasori..."
MATTEO RAMPIN"Al gusto di cioccolato" ed. Ponte alle Grazie http://www.ponteallegrazie.it/

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