mercoledì 14 gennaio 2009

Una kefia da salotto



di berluskhorror il 12/01/2009, 20:53

La speculazione politica è arrivata a livelli infimi, ma ancor più infimo è il degrado morale di buona parte della cittadinanza, ormai lobotomizzata da anni di martellante campagna anti-islamica. Sono andato a manifestare a Milano, sì certo, come tanti che conosco (italiani e non). Non solo non mi sono pentito, ma penso di ritornare se ricapita l'occasione. Non frequento centri sociali (se è tanto in 40 anni di vita sono stato 5 volte al leoncavallo), ho a che fare regolarmente con immigrati islamici perchè insegno loro italiano...

Prendo spunto da questo articoletto, che assumo come specimen di un pensiero fin troppo generalizzato nella nostra sinistra nazionale. Personalmente non ho motivo per dubitare della buonafede di chi scrive (che peraltro si qualifica con la firma), epperò ritengo vi sia un solido motivo per preoccuparsi di fronte ad un così spudorato stravolgimento della realtà. Uno stravolgimento così evidente e totale (specie se come ritengo in buonafede – lo ripeto –) che richiederebbe studi psichiatrico-sociologici appropriati. Preoccupante, dicevo, dato che da decenni ormai abbiamo tutti sott’occhio le decine di studenti (dalla scuola primaria all’università), alcuni loro insegnanti (ruffiani e ammiccanti), l’assessore di turno e financo il tranviere, con la kefia palestinese intorno al collo. Una moda addirittura: se ne trovano utilizzate addirittura nelle sfilate d’alta moda, ovviamente ad uso della sinistra da salotto radicalchic.
Certo non può dirsi altrettanto per i colori o i simboli di Israele, da sempre soggetto ad attacchi proditori, costretto a dovere rivendicare e difendere ogni giorno, da sempre, il proprio diritto ad esistere; costretto ogni giorno a tutelare l’incolumità fisica dei propri incolpevoli cittadini.
Ci vuole una bella faccia tosta, una elevata dose di sfrontatezza per fare certe affermazioni, frutto di un pericoloso unilateralismo culturale, da far rabbrividire, ancora più grave, come dimostrato dai fatti, perché alligna perfino fra gli insegnanti.
Preoccupante dunque, ancora, in codesta sinistra irriflessiva, l’incapacità di una lettura del quadro reale informata da quella razionalità di stampo illuministico, che dovrebbe essere alle sue radici. Una sinistra sempre più bigotta, cieca, irragionevole fino all’odio viscerale, fino a coniugarsi nella lotta, paradossalmente, con quell’integralismo islamico, che proprio essa, in primis, dovrebbe avversare e combattere. Insomma, come dicevo, siamo in una situazione di sconquasso, di mondo sottosopra che rende impossibile anche solo pensare ad una forma di dialogo. Laddove perché una sorta di dialogo possa realizzarsi, perché un “punto” di contatto si possa trovare, occorre quanto meno che si possano condividere un linguaggio ed un sistema di coordinate, ovvero la oggettività dei riferimenti.


San Martino, 14 gennaio 2009

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