venerdì 23 gennaio 2009

Gli autobus (sulla via di Damasco)




o seguito solo marginalmente e, devo confessarlo, con un certo disinteresse, la questione delle scritte che compariranno sugli autobus genovesi.
Rimandato all’articolo de La Stampa (http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/200901articoli/39983girata.asp) da http://www.forumpolitico.org/, sul quale ho letto moltissimi interventi e prese di posizione. Un paio di questioni, connesse e ad un tempo opposte, poi, riflettendo, hanno destato il mio interesse.
Ora mi pare necessario premettere che la questione (dell’esistenza di Dio) riguarda esclusivamente la sfera individuale, a farla breve: alcuni ci credono, altri no. Alcuni, quelli che ci credono, si ritengono in pieno diritto a propagandare le proprie idee, la propria fede (e ci mancherebbe!), non vedo quindi alcun problema se altri cittadini decidono di propagandare le proprie, di idee. Quanto ai mezzi, ognuno sceglie legittimamente quelli che vuole, come si fa per i dentifrici, per i formaggini... Anche qui non vedo alcunché di scandaloso! D’altra parte attraverso il “Barocco”, per esempio, la Chiesa attuò un preciso programma propagandistico, giocato molto spesso sull’inganno ottico: sostituì alle solide mura nuvole e cieli, sulla cui leggerezza posò angioli e santi (e non c’è nulla di male), ma perfino solidissime colonne, cornici e murature, e non si preoccupò punto se per far nuovo demoliva o danneggiava ciò che per noi sarebbe stata utile memoria documentaria.
Ma ciò detto, e tornando all’argomento, quello che lascia perplessi (per usare un eufemismo) nella questione, almeno dagli elementi in mio possesso, risiede nel fatto che da un lato si dichiara tout court: “... Dio non esiste”! Il che, mi si permetta, visto l’argomento assolutamente incognito (per tutti), è frutto di una discreta dose di presunzione ed arroganza culturale (e certo mi è ben chiaro il fine esclusivamente provocatorio: ma mi lascia assai perplesso ricorre al Divino per impancare una banale provocazione; bisognerebbe sempre essere almeno tolleranti circa quello in cui credono gli altri). Di seguito si dice: “... non ne hai bisogno”. Ancora provocazione e presunzione, dato che quello di cui si ha o non si ha bisogno può a rigore dirlo solo ciascuno di noi! L’altro aspetto, che ha dell’incredibile lo colgo nella seguente frase (certo pronunziata per prendere tempo, forse in attesa di superiori istruzioni...) “dalla Curia la replica è per ora soft: «Evitare la contrapposizione e ricercare il dialogo», dice don Gianfranco Calabrese, direttore dell’ufficio catechistico della diocesi genovese.” Nulla da eccepire che chi “crede” si confronti con chi “non crede” (se hanno voglia di perdere del tempo, affari loro!), epperò, mi pare incredibile che un prete, che ha fondato la propria intera esistenza sulla “Fede” (cieca e assoluta, come deve essere per essere vera) nell’esistenza di Dio – sempreché non intende menare il can per l’aia –, possa aprirsi ad un qualsiasi dialogo (serio) su un problema di tale natura (perché un conto è discutere della Fede, come problema, altro conto è discutere dell’esistenza di Dio!).
Nei presupposti del dialogo – se non inutile perché fra sordi –, esiste, deve esistere ancorché remota l’opzione, che l’uno o l’altro possa cambiare idea, o quanto meno giungere ad un compromesso, che in questo caso, paradossalmente darebbe una “mezza esistenza di Dio” per l’uno ovvero una Sua “mezza inesistenza”per l’altro.
D’altra parte se non esiste nel dialogo codesta opzione non vi è ragione che il dialogo vi sia: è una pura perdita di tempo!
Ora, al di là della celia su problemi seri, mi sembra che tolta di mezzo la questione vera, che interessa ma sulla quale nessuno può dare risposte definitive universalmente, mi sembra – dicevo – le cose restino esattamente come erano: quelli che ci credono pensano... viceversa... Proprio come per i due medici al capezzale di Pinocchio...
Tutt’al più, con i problemi che ci sono, un qualche genovese potrà pensare: “ma guarda quest’imbecilli dove vanno a spendere i quattrini!”

Bruno Stepic

San Martino, 23 gennaio 2008

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