venerdì 27 novembre 2009

Tric-trac! Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori!









Rammento (chissà come mai e proprio oggi) che in una vecchia favola, che il nonno Mariano raccontava a mia madre e lei a me: la più sveglia e solerte di tre anatrine, sbarrando la porta col chiavistello esclamava: – Tric-trac! Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori!
E il lupo (forse il più tardo e noto Ezechiele dei tre porcellini) restava fuori.
Si dirà: – E che c’entra!? C’entra che i ricordi non affiorano punto a caso; e così come un profumo nell’aria ci rammenta un certo momento della nostra esistenza, così alcune situazioni o accadimenti odierni per una sorta di processo inverso mi hanno riportato alla memoria quella sorta di perentorio diktat.
Fu più o meno codesto, che il signor Fini accettò di subire dal Cav. B. alla vigilia delle ultime elezioni politiche; e fu più o meno in codesto modo che anche lui, il signor Fini, liquidò AN in pochi minuti, col placet, forse per alcuni obtorto collo, della totalità dei quadri dirigenti del partito, senz’altro nello sconcerto di gran parte della base e dei quadri intermedi, che di lì a poco, avrebbero visto la celebrazione di congressi farsa e la altrettanto frettolosa cancellazioni di valori, memoria recente e lontana e aspettative future, per l’incerta prospettiva di un’avventura senza riferimenti nel vuoto del più pragmatico opportunismo politico, su una chiatta la cui rotta è imposta via via dal mutare dei sondaggi o dalle personali esigenze del “principe” – si fa per dire! –.
Devo confessare, ma l’ho già detto in più occasioni, che quello che più mi sconcertò e dette quell’ amarezza (che dura tuttora) in codesto momento cruciale, non fu tanto la cialtronesca pochezza del capo, quanto la leggerezza e l’opportunismo con cui i gregari gli andarono dietro (di Francesco Storace dirò in altro momento), senz’altro più preoccupati della propria ri-candidatura che delle idee e dei valori in nome dei quali si trovavano eletti e dirigenti; che della responsabilità che avevano verso la base e quell’elettorato che aveva riposto in loro la propria fiducia e le proprie aspettative, le proprie speranze. Ed anzi, ad essere ancor più sinceri, di chi da decenni dava loro da mangiare ed una esistenza di privilegi. Già! Il posto! Scriveva Mino Maccari sul Selvaggio: “Sia fatto arrosto chi s’è messo a posto!”
Altri tempi, amici cari. Ma torniamo a noi, quello che il Nostro ha continuato a fare dopo l’ho bene o male descritto nell’ultimo post, ma è di stamani che la stampa nazionale dà conto delle ultime affermazioni del Cav. B., il quale ancora una volta avrebbe detto come la bella anatrina: – Tric-trac! Chi è dentro è dentro, chi è fuori e fuori! Ovvero: chi non sta con la maggioranza del Pdl (ovvero me!) può fare i bagagli.
Ed ora la domanda che si pone è questa: cosa faranno i nostri valorosi “colonnelli”? Seguiranno il signor Fini in una nuova avventura, incerta in quanto fuori dai valori della destra, perché costi egli si è collocato, oppure codesti “campioni” di coerenza verso i propri valori ed ideali, opteranno per la certezza del “posto” con la speranza della ri-candidatura?
Insomma... Signor Fini, come diceva quel proverbiuccio? Chi la fa l’aspetti! Sì, poco più di un anno fa al suo tric-trac la seguirono tutti, oggi forse, per i medesimi motivi “ideali” tutti l’abbandoneranno. E faranno assai bene!
Altri tempi, altri uomini: sto pensando al secondo dopoguerra, a quella classe dirigente che invece di riciclarsi con successo nella DC (o altrove: altri lo fecero a frotte) come avrebbe certo potuto, decise di dar vita al M.S.I. e per le proprie idee, i propri valori, le proprie speranze decise di battersi – e soffrire –, e stare al margine ostracizzata per decenni.
Io mi sento nel profondo (certo con umiltà) erede di costoro, e credo fermamente che non vi sia poltrona o prebenda o remunerazione che possa indurre a rinunziare alle proprie idee.
Ma voglio aggiungere anche un’altra considerazione, dato che non posso in alcun modo togliere il mio rispetto a quanti (alludo base, quadri intermedi ed ai tantissimi rappresentanti di A.N. eletti nelle Istituzioni: dai consigli circoscrizionali, a quelli regionali) quelle insane decisioni hanno subito, continuando loro malgrado a adempiere con correttezza ed onestà al loro mandato: orbene, non si è reso conto il signor Fini delle difficoltà che codesti si sono trovati di fronte confluendo nel Pdl? Difficoltà di rapporti, contingentamento delle cariche... conflitti per le candidature laddove assai frequentemente i “migliori” hanno dovuto chinare la testa di fronte al “numero” o alla cialtronbesca marioleria di certuni “forchettoni” riciclati o di avventurieri della politica rotti ad ogni pratica ed intrallazzo... Non si rendeva conto, il Nostro, che le sue continue esternazioni mentre affondavano il solco fra eletti di AN ed elettorato di riferimento aggiungevano a questi anche ulteriore difficoltà di rapporti all’interno del Pdl, se non addirittura ostracismo?
Ora io credo che si possa sempre ricominciare tutto da capo. Ciò almeno dimostra la storia, dalle catastrofi naturali alle guerre, eccetera eccetera. Ma sono anche convinto che tutto il male non venga per nuocere,... mi voglio solo augurare che se in qualche modo la Destra nazionale riuscirà a superare questa crisi, se riuscirà a spazzolarsi di dosso cialtroni ed avventurieri per giungere a cambiare tutto, ciò non sia come diceva il Gattopardo: ovvero che il cambiamento non sia affidato come quasi sempre succede a quelli che cambiano tutto per non cambiare un bel nulla.

Bruno Stepic

San Martino, 27 novembre 2009 (San Massimo, San Virgilio)

I disegni sono di J.B.D. Ingres

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