Il mulino, 1928
Pomeriggio domenicale, 1928
Oggi, a 104 anni dalla nascita, dedico una “pagina” a Pietro Bugiani, uno dei più originali e significativi artisti del Novecento toscano, e non solo. Purtroppo le riproduzioni di alcuni suoi dipinti assai belli, che propongo ai visitatori del blog, sono di pessima qualità.
Fu, Bugiani, un vero poeta del colore, che, in una incantata stagione (dal 1924 al 1930 circa), fece “vibrare” secondo la forte ispirazione che gli veniva dalle opere dei quattrocentisti. Più tardi mantenne sempre alta la qualità della sua pittura, improntata da una intensa “visione” poetica della natura e da un forte accento personale, che si venò, tuttavia sensibilmente, dei caratteri linguistici adottati da Soffici per raccontare il paesaggio toscano.
Propongo qui alcune righe di Gian Lorenzo Mellini, che ne presentò l’opera alla Mostra “L’arte Moderna in Italia, 1915–1935”, Firenze, Palazzo Strozzi, 1967.
Scrive Mellini:
Pietro Bugiani esordisce con uno stile nettamente archeologizzante (disegni in punta di lapis velati a tempera, 1924, con evocazioni da Andrea del Castagno e Fra Bartolmeo), che lo individua chiaramente da Achille Lega, da Rosai, dei quali condivide il gusto per la rappresentazione del paesaggio rurale toscano e delle sue arcane misure, come dal Soffici, del quale ebbe ad adottare in seguito il liquido pittoricismo, e infine dal movimento di «Strapaese» e del «Novecento», colle cui frange ebbe poi a collegarsi. Seguendo codesta personale sorgiva ricerca, dietro lo stimolo soprattutto letterario della pittura metafisica, nel senso della scelta del silenzio e della concentrazione, Bugiani dipinge intorno al 1928 una serie di immagini silenti di Paese, bloccati in ore antelucane come intagli di pietre dure, di una intensità alta e segreta, quasi montaliana, che lo pongono tra gli esponenti significativi della pittura in Toscana.
Fu, Bugiani, un vero poeta del colore, che, in una incantata stagione (dal 1924 al 1930 circa), fece “vibrare” secondo la forte ispirazione che gli veniva dalle opere dei quattrocentisti. Più tardi mantenne sempre alta la qualità della sua pittura, improntata da una intensa “visione” poetica della natura e da un forte accento personale, che si venò, tuttavia sensibilmente, dei caratteri linguistici adottati da Soffici per raccontare il paesaggio toscano.
Propongo qui alcune righe di Gian Lorenzo Mellini, che ne presentò l’opera alla Mostra “L’arte Moderna in Italia, 1915–1935”, Firenze, Palazzo Strozzi, 1967.
Scrive Mellini:
Pietro Bugiani esordisce con uno stile nettamente archeologizzante (disegni in punta di lapis velati a tempera, 1924, con evocazioni da Andrea del Castagno e Fra Bartolmeo), che lo individua chiaramente da Achille Lega, da Rosai, dei quali condivide il gusto per la rappresentazione del paesaggio rurale toscano e delle sue arcane misure, come dal Soffici, del quale ebbe ad adottare in seguito il liquido pittoricismo, e infine dal movimento di «Strapaese» e del «Novecento», colle cui frange ebbe poi a collegarsi. Seguendo codesta personale sorgiva ricerca, dietro lo stimolo soprattutto letterario della pittura metafisica, nel senso della scelta del silenzio e della concentrazione, Bugiani dipinge intorno al 1928 una serie di immagini silenti di Paese, bloccati in ore antelucane come intagli di pietre dure, di una intensità alta e segreta, quasi montaliana, che lo pongono tra gli esponenti significativi della pittura in Toscana.
Natività, 1928
Sera, 1928
Pomeriggio domenicale, 1928
Sera sull'aia, 1929
Tramonto sul fiume, 1929
Bruno Stepic
San Martino, 2 luglio 2009, S. Urbano
Un'ottima scelta quella di Pietro Bugiani - che mi ricorda altri tempi e altre realtà. Ma che pone anche questo suo blog a livelli di estrema elaborazione, per non dire di eztra-decadente raffinatezza...
RispondiEliminaDedicherò più tempo a questa navigazione e mi rifarò vivo.
La ringrazio per il gentile apprezzamento, agurandomi che possa sempre trovare qualcosa di interessante.
RispondiEliminaUn saluto, b.s.
brunostepic@yahoo.it
grazie per questo omaggio minimo a un artista che ritengo abbastanza sottovalutato. Soprattutto è ottima la scelta delle immagini dei quadri, tra i più significativi.
RispondiEliminaGrazie
Raffaello da Firenze
Vedo ora, con molto ritardo, il suo messaggio. Sono io a ringraziare Lei. Pietro Bugiani ha infatti avuto poca fortuna critica. Nulla, rispetto a ciò che meritava.
RispondiEliminaUn saluto, b.s.