martedì 7 luglio 2009

Un pensiero di mezza estate. Quasi.





Cari amici, di faccia ne abbiamo una sola. Non va persa. Intendo dire, a quanti si occupano di Politica in prima persona, che spesso è meglio, assai meglio perdere le elezioni e non crucciarsi troppo; anzi, vi dirò, in certi casi sono addirittura convinto che si debba fortemente auspicare che questo si realizzi.
Intendo dire che se non si è in grado, una volta conseguita la vittoria elettorale, di dare le risposte adeguate alle richieste che vengono dalla nostra comunità (cosa del resto assai facile da prevedere), è meglio che quella vittoria non vi sia. A meno che, come spesso accade, si sia perso per strada il fine vero, la ragione stessa della Politica, cosa che si verifica molto spesso oramai, dappertutto oramai, in ogni schieramento purtroppo, allorquando si confonde o furbescamente si sostituisce alla Politica il mero esercizio del potere; allorquando al dovere, al servizio verso la nostra intera comunità – grande o piccola che sia fa lo stesso –, si sostituiscono (fuori della giusta misura) l’ambizione personale ed il proprio interesse: il quale ha una sua ragione di esistere quando è legittimo, diviene invece grave colpa quando è – anch’esso – smodato ed illegittimo.
Ma vi è un’altra colpa, grave anch’essa quanto la brama del potere camuffato da Politica, codesta colpa è nella truffa vera e propria dell’elettorato e risiede nell’incapacità, nell’inadeguatezza, nell’inettitudine di chi vince rispetto ai compiti che la vittoria gli consegna e gli impone. E chi, di noi, affiderebbe il timone della nave ad un nocchiero incapace ed inesperto? E che, lo faremmo provare? Certo che no! Potrebbe solo lui metterci in mezzo dichiarandosi abile, ma quale danno ne verrebbe a noi e alla nave? Anche Fetonte, incosciente e presuntuoso, convinse Apollo ad affidargli le redini del carro, ma quale danno ne venne?! Non si dovrebbe allora fare come Fetonte, in specie se il carro non è né nostro né di nostro padre, ma ad esso sono legati interessi ed aspettative di molti. Ma purtroppo da noi è rovesciata l’antica locuzione latina, e laddove si “dava” a tutti la cosa di nessuno,”res nullius” appunto, si è radicato l’insano costume che considera i “beni” di tutti al pari dei funghi (che per dirla parafrasando sui maccheroni del Boccaccio, chi più ne piglia più ne ha).
Ora qualcuno fra quanti seguono questo blog si domanderà per chi è e dove voglio andare a parare con questa rampogna. Stiano tranquilli, non è per loro. Solo l’invito a qualche caro amico, ad una attenta e pacata riflessione ad un mese esatto dal voto europeo, per il quale, d’acchito, mi ero vietato di dire qualcosa (Non ho nulla da dire, 26 giugno). Ma come il Manzoni tacerò non solo il nome dei personaggi che ho in mente, ma anche quello del luogo. Basti solo che si tratta di una città da “sempre” amministrata (in malo modo, anzi peggio, forse talvolta addirittura da ghigliottina – se i sanculotti locali con gli amici loro non fossero ciechi, muti e sordi –), …amministrata, dicevo, dalla cosiddetta sinistra, con la cieca – anche quella (muta e sorda) – complicità di una Dc, a suo tempo per lo più “compagna di merende”. Ma – si chiederà – il centrodestra, oggi, in quella città, cos’è? Politicamente, s’intende! Cosa rappresenta per tanti onesti e bravi cittadini, per tanti zelanti elettori che bramano il cambiamento dopo decenni? Certo una speranza! E senz’altro costì militano tante brave ed oneste persone, alle quali, credetemi, affiderei temporaneamente ogni mio avere, anche senza una ricevuta, ma, ma… ma vi sono, però, anche “nani” (con tutto il rispetto), ballerine, imbecilli di tutte le taglie, maldicenti, pettegole, perdigiorno, ruffiani, doppiogiochisti, inetti, incapaci, trappoloni, truffatorelli, strolaghi e ladri di galline! E presuntuosi, tanto sciocchi quanto immodesti. Ebbene? Penserà qualcuno. Sentitelo! Ecco l’anima candida!. E non ci sono, codesti, pari pari anche dall’altra parte? E che cosa pretendi, una foresta di alberi perfetti, tutti sani, dritti e riccamente fronzuti?
Per carità! Non fraintendiamo. Per casa mia vorrei il meglio, ma sono pure disposto ad accontentarmi. E allora vorrei solo che chi si propone fosse poi in grado di mantenere le promesse! Dato che le strade sono poche e strette, ed anche cambiando strada s’incontra sempre qualcuno. Rammentate cosa scrivevo all’inizio: di facce ne abbiamo una sola!
Già, si dirà, il solito vecchio, il solito brontolone, il solito rompi coglioni a cui non sta mai bene nulla! Forse. La questione è che per decenni ho chiamato nel deserto (o me lo sono immaginato), ho suggerito e raccomandato di studiare, di prepararsi perché la Politica, non come io la intendo, ma com’è e dev’essere, è cosa assai seria, richiede preparazione, rigore, rinunzie ed abnegazione, ed oggi, nell’ammucchiata che mi appare davanti, vedo per gran parte cialtroneria ed approssimazione; ho visto scegliere i candidati come vidi scegliere in caserma: il meccanico ed il barbiere furono mandati in cucina, il ristoratore di Cesenatico a fare il parrucchiere. Così la scelta dei candidati del Pdl: anzi, peggio, dato che nessuno è stato riformato in questa e mi immagino in altre città. Che tristezza! E non mi si dica, per carità, “mal comune mezzo gaudio!”
Sì, se non si era capito, sono decisamente incazzato. In primo luogo coi vari direttori d’orchestra, nazionali e locali; a cominciare dal signor Fini, e poi, non di meno, giù giù con tutta la schiera di luogotenenti, colonnelli, portaborse, controfigure e leccaculo, locali e nazionali che non hanno saputo opporgli un rifiuto, girargli spalle, fargli il gestaccio dell’ombrello o qualcos’altro altrettanto significativo. Sono incazzato, anzi di più, per tutti quelli che come me hanno militato nel Msi, prima e convintamene in An dopo, per tutti quelli che sono morti, che hanno rischiato la vita, per tutti quelli che hanno speso la loro vita per una idea di Nazione, sognando la pacificazione ed il bene dell’intera comunità; per tutti quelli che per la loro militanza politica sono stati ostracizzati, per quelli che non hanno trovato o hanno perduto il lavoro, per tutti quelli che l’Italia la volevano cambiare davvero, farla onesta, migliore; per quanti hanno rischiato e sofferto tutto quello perché intendevano un giorno potersi cimentare con le loro idee, vincenti, nel governo della nostra comunità nazionale, delle nostre comunità locali; per tutti quelli che come me han sempre pensato alla Politica con la dignità della lettera maiuscola.
Oh quante volte mi son soffermato ad ammirare il monumento funebre del Machiavelli in Santa Croce. Prima passavo dalla lapide di Gentile, poi dall’Italia piangente sull’arca di Vittorio Alfieri, ma poi, ancora lì, a qualche metro, mi fermavo e gettavo lo sguardo più in alto, dove una leggiadra Politica in marmo mostrava come il pensiero e la parola di Niccolò valessero in peso assai più dell’oro.
No! Ci si doveva ingaglioffire. E ingaglioffire e basta.

Ebbene, mio caro amico, che ti illudi nell’arte di schivare scrofe, porcelli e vecchi suini incrostati, ma che saltelli anche tu in codesta poltiglia mefitica immaginandoti chiamato un giorno al rango di pifferaio incantatore…
Meglio nessuno, all’intorno, credimi. Meglio il profumo del maggiociondolo e l’odore umido e intenso del sottobosco. Credimi!
O almeno fermati. Fermatevi. Pensate. E costruite un cavallo capiente.

Bruno Stepic
San Martino, 7 luglio 2009, San Claudio




P.S. Si riproducono alcune opere di George Grosz, ovvero Georg Ehrenfried Groß (Berlino, 26 luglio 1893 – Berlino, 6 luglio 1959)

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