sabato 21 marzo 2009

Quae multo ante provisa sunt languidius incurrunt








Quae multo ante provisa sunt languidius incurrunt”. Così scrive Seneca nelle Consolazioni (Ad Marciam, 9), ma non è del tutto vero che gli eventi previsti ci “attraversano” più languidamente.
Oggi Alleanza Nazionale muore. Muore per sempre! Certo, potrà rinascere, come la Fenice. Ma non sarà più lo stesso partito. Perché chi ne ha voluto decretare la fine non potrà essere un “rianimatore” credibile.
Così, oggi, io provo un profondo senso di tristezza, e lo provo così profondamente, non tanto perché molto di me ho dato (come molti altri), ma perché, come quando qualcuno a noi caro se ne va, col rimpianto si vorrebbe poter tornare addietro nel tempo, e correggere gli errori fatti, ed essere ancora più generosi se possibile (o se possibile meno tolleranti e ancora più fermi e più duri coi mediocri). Un profondo senso di tristezza che viene dal tradimento delle aspettative, dalla caduta nel nulla dei propri sogni, alla realizzazione dei quali, per alcuni decenni si è lavorato. E non erano sogni, ma progetti – che proprio come dei figlioli sono stati allevati, accuditi, educati ed in codesta educazione “corretti” di tutti quei difetti che portavano seco –. Ovvero sogni pienamente realizzabili, ma che – oggi posso dire – avevano bisogno di ben altri uomini, di altre stature, di altre moralità. Di persone capaci di anteporre i valori, gli obiettivi, il disegno politico e più l’interesse dell’intera comunità nazionale al proprio meschino, miserello interesse personale, alla propria mediocre poltronicchia.
Alleanza Nazionale è cresciuta troppo in fretta. Troppo in fretta è andata al governo del paese. Forse, con l’inutile senno di poi, un’altra classe dirigente doveva prima essere preparata, ma per farlo occorrevano altri cervelli, altre stature... Non so! Certo ho la sensazione che in qualche modo si siano “accesi” appetiti di potere e di prestigio insaziabili, in uomini che forse, anzi certo non erano all’altezza. Un caro amico, e Maestro, accenna sovente alla Legge di Peeter, e dice: – ...hanno raggiunto il punto massimo della massima incompetenza. E certo viene da dubitare che sia successo proprio così, dato che codesti si sono trovati davanti a problemi più grandi di loro; davanti ad incarichi di governo, a ruoli più grandi di loro... E hanno perso letteralmente la testa. Anzi, se la sono montata! Pensavano di essere loro, non le idee, loro, non la gente che li votava per le idee...
I gravi errori sono iniziati fino dal primo governo B., quando il capo del partito ha fatto tutto il rovescio di quello che doveva fare. Doveva infatti – se fosse stato un politico di razza, invece che un ambiziosetto mediocre – starsene fuori dal governo, riprendere in mano decisamente le redini del partito e tenere per le palle i cosiddetti colonnelli, opportunamente sistemati nel governo. E anche il B. doveva tenere per i cosiddetti, impedendo il delirio di onnipotenza, come (doverosamente per le leggi della politica: pesi, contrappesi...) tenendosi liberi si può fare. (Del resto lui era tenuto a far pesare valori, idee e progetti politici di A.N., mica farsi bellino). Invece ha lasciato il partito in balia della lotta per bande (le tre correnti) che hanno presto prodotto la più totale paralisi, ovvero uno spreco enorme di risorse per la guerra interna, laddove si sarebbe dovuto operare all’esterno, nei confronti dell’avversario. Le federazioni provinciali sono state lasciate in balìa di se stesse o in mano ad avventurieri rotti a qualsiasi interesse personale, lecito e illecito, spuntati come era prevedibile all’ultimo momento, nell’assalto al carro del vincitore. Personaggi talora senza scrupoli, che hanno ridotto nell’angolo (giovandosi di collaudata esperienza nella spregiudicatezza e nell’imbroglio...) quanti più mitemente miravano con la più pura ingenuità a ideali e valori.
Altra considerazione. Poteva una classe dirigente, già insufficiente per un partito come il M.S.I. (si attestava intorno al 7% su base elettorale nazionale, ma effettivamente i dirigenti potevano essere relativi ad un partito del 2-3%), gestire i problemi interni ed esterni di un partito balzato al 10% in certi luoghi al 16%, al 20% e oltre? Ed è da notare che con la paura che i mediocri hanno di essere tagliati fuori dall’ultimo venuto, costoro (i dirigenti storici) hanno conservato tutto il potere nelle proprie mani, duplicando e triplicando gli incarichi fino alla paralisi totale del partito. Anzi, peggio, quando hanno potuto hanno cooptato mediocri e disonesti affaristi, i quali certo non avrebbero dato loro nessuna noia. Anzi potevano bellamente tenerli per le palle (la logica che presiede e persiste tutt’oggi nell’abolizione delle preferenze, ovvero nel potere oligarchico di partito, che aggrega solo per cooptazione).
Come si vede la paralisi totale. L’ingovernabilità, fino al punto che, invece di rimettersi ad una impresa (il partito) per la quale sapevano di essere incapaci, hanno optato per la soluzione B. Il Cavaliere! Non importa il partito, tanto i voti li tira lui (finché campa!)
E non abbiamo più rotture di coglioni. Auguri
Povera Patria (canta Battiato).

Bruno Stepic
San Martino, 21 marzo 2009, Primavera

Nelle immagini G. L. Bernini, Il ratto di Proserpina
Sopra, Maschere grottesche, Arte classica, mosaico

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