martedì 24 marzo 2009

una canna








Non è punto vero, quello che dicono i detrattori, cioè che Fini, quel giorno, all’incirca a mezzodì, cedette al ricatto del Berlusconi. Non è punto vero che ebbe paura di sparire dalla scena politica. In verità fu tutt’altra cosa. Fu questione di attimi. La sua vita cambiò. C’è chi dice che per via dell’aura berlusconiana, chi per l’aria intrisa di mistica trascendenza inalata al di lui cospetto. Chi dice per una canna... o per due piste troppo ravvicinate. Certo fu una visione (quasi sovrannaturale): d’un tratto, come Paolo quando folgorato cadde da cavallo, Fini cominciò a intravedere il futuro dell’Italia (niente di male o di cui preoccuparsi troppo. Del resto era già successo ad altri prima di lui. E rammentò subito Garibali. Ma anche altri). Già, il bene degli italiani: un bene che passava, doveva passare attraverso il sacrificio della Destra per la nobile causa. Un po’ come il Cristo. Il sacrificio per la salvazione. Di tutti. Amen.
Io rammento, da ragazzo, una piccola folla intorno ad un camion dal quale un abile paroliere intratteneva gli astanti: naso in su, bocca spalancata, occhi sgranati: – Non ve lo dò per diecimila... non per cinquemila... non per tremila... ma... ma... per mille ve ne dò addirittura due! E un piccolo regalo (si trattava di un pacco, bello e sigillato, che ogni tanto ad effetto veniva scartato fra l’esclamazione di meraviglia degli astanti. Sedotti dalla parola, sedotti dall’ “incantatore” (non buono, ma abile: pareva un di quelli della televisione, tipo la Marchi, o l’altro, con le corde vocali danneggiate, per intendreci), cacciavano i soldi, e quindici giorni dopo erano di nuovo tutti lì. Con la casa piena di inutili soprammobili: paccottiglia di nessun valore. E rammento pure certe colonnine, per soprammobili o vasi da fiori, vendute porta a porta: gesso scagliola tinto (male) a finto marmo... Come rammento i venditori di tappeti, di argenteria (si fa per dire), insomma ogni sorta di bricconi da strada di campagna (cugini dei ladri di polli).
Mi domando: chissà come mai pensando a Fini o scrivendo di lui mi viene a mente codesta genia!
Ma adesso torniamo alla realtà!
Io non credo ad una sola parola di quelle pronunziate da codesto signore due o tre giorni fa all’ultimo congresso (si fa per dire).
In un casino come l’Italia di questi ultimi decenni, dove tutti dicono tutto ed il contrario di tutto, dove la gente è divisa fra quelli che se ne fregano e fanno i cazzi loro, quelli che hanno fatto del “fottere” il prossimo una professione; fra caste e contro caste, fra comici e buffoni che occupano gli spazi lasciati vuoti dalla politica (almeno da quella seria, come dovrebbe essere) e amplificano l’indecente spettacolo dei politicanti; fra ex giudici che si impicciano e ex impiccioni che assurgono al mestiere di giudici; fra ladri, ladroni, corrotti, corruttori, pentiti a pagamento e irriducibili (pagati pure quelli), spioni, spie, gran maestri... Dove i moralizzatori del c. (ormai esausto) si comprano un tanto al chilo nei supermarket... Dove anche la Chiesa è infestata da spudorate guerre per bande, è facile per un “paroliere”, o “cantautore” che sia, fare il suo mestiere. Ma il giochino ad effetto dura un’ora (non ne possiamo più). E’ il gioco dell’illusione, delle tre carte alla stazione di servizio sull’autostrada (pronti a sbaraccare immediatamente al primo sentore di madama). E’ la presa di giro, l’ultima di questa compagnia di teatranti, per continuare ad imbonire e rassicurare che lo sciroppo fa bene (anche alle emorrodi, anche all’impotenza e perfino alla caduta dei capelli). E’ l’ultima presa di giro – prima di ricominciare da un’altra parte – in cui si racconta che assai nobilmente si pensa al futuro (quale non lo sapremo mai), non a pochi ma a tutti gli italiani,
Un genio! La sfacciataggine fatta persona! Si tratta di un genio, anzi, no, di un messia ispirato da Dio. Di uno che entra a un quarto a mezzogiorno dal Berlusca e in venti minuti ha avuto la “visione” di tutte codeste bellissime cose. Ha visto l’Italia futura, ha visto (molto evangelicamente) che il chicco di grano deve morire per portare molto frutto.
Ma ci faccia il piacere, ci faccia! Lui e tutti quei cialtroni che tengono il sacco, lui e tutti quei coglioni che gli hanno battuto le mani. Non fatemi dire dove, quelle mani,... e non fatemi dire neppure dove, quei calci, di cui nessuno ha parlato.
Vogliono fare l’Italia del futuro? Un bel nulla faranno. Dato che se si è beoti e creduloni in codesto modo (a meno che non siano tutti in malafede e vorrei sperare di no) non si può essere in grado di fare proprio nulla. A meno che il futuro dell’Italia non coincida, guarda caso, col futuro del signor “Spaventapasseri”. Che non rappresenta più la Destra, dice lui. Meno male!.
Suicidio per suicidio avrebbero potuto essere almeno coerenti come i seguaci di Koresh nel 93. (Quello sì, oltre a fare notizia, sarebbe stato un bene). Ma anche il suicidio è una cosa seria (per gente seria e coerente). E questi certo hanno altri progetti.

Bruno Stepic

San Martino, 24 marzo 2009, S. Romolo

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