domenica 29 marzo 2009

Quando il consiglio tra gli uccei si tenne






Trionfo? Di cosa? Sono sinceramente sconcertato. Confusione. Proprio un gran casino! Sinceramente uno dovrebbe comprarsi una canna da pesca, un seggiolino, trovarsi un ameno laghetto e, immerso l’amo nell’acqua (amo assolutamente spoglio, dato che non vedo il motivo di rompere i coglioni né alle larve né a quei poveri pesci, che fra tutte le creature sono proprio i meno molesti), nell’attesa che il nulla si compia, darsi magari ad una buona lettura.
Leggo grandi palusi a Fini, anche nella sinistra più estrema. Complimenti! Il guaio è che lo applaudono anche nella sua ex destra. Ex destra, sì, dato che la Destra non c’è più, se non nell’assurdo anacronismo di certe posizioni di retroguardia, senz’altro politicamente irrilevanti. E certo Fini non ha più nulla della destra. Pare Craxi. Ve lo immaginate un Craxi applaudito da tutti: incredibile! E allora che dire, cosa argomentare. Io credo si sia nella follia. Non tanto per Fini, che senz’altro può fare ed assumere tutti gli atteggiamenti che vuole, bensì nella confusione all’intorno. Nell’incapacità della gente di comprendere che certo non rappresenta più contenuti e valori di Destra, e che quindi chi crede in codesti valori non ha più alcuno motivo di sostenerlo. La cartina di tornasole è l’apprezzamento che il personaggio incontra a sinistra. Basta guardarsi intorno (anche nei vari forum politici). Un Craxi che vuole andare nel Partito popolare europeo!
Devo riconoscerlo: Fini ha compiuto un vero e proprio capolavoro (anche se non so quanto potrà durare). Un capolavoro di trasformismo, degno di Houdini, il grande mago! Riuscire ad accontentare tutti (o quasi) in una situazione così caotica e contraddittoria, così politicamente difficile è controversa è un vero e proprio capolavoro. Mi immagino che la gente, come sempre del resto, creda in ciò vuole, ovvero ciò che desidera credere. Impossibile smontare nelle persone la fiducia che ripongono in quello che credono, se vogliono crederlo. Almeno fin tanto che, come accade di certi mariti per certe mogli e viceversa, non si svegliano un mattino e scoprono che la realtà è ben diversa dal “sogno” che finora avevano voluto sognare. Ma tant’è!
È così che il Nulla, se uno è così geniale da confezionarlo, così abile da incarnarlo e recitarlo è il “prodotto” ideale, dato che ciascuno, com’è per i prodotti di mercato, ma più com’è per il mistero dell’arte, riesce a vedervi ciò che vuole, ciò di cui ha bisogno, ciò che egli stesso contribuisce largamente a realizzare riempiendo gli spazi lasciati vuoti o appena appena accennati dall’artista. Il massimo del risultato quell’artista lo raggiunge quando tutti, a tutte le latitudini (in questo caso politiche), riescono a completare l’opera, a completare il non detto secondo le proprie aspettative ed a farlo “proprio”. Ecco allora toccato quell’acme in cui l’arte diviene universale. Ecco. Sì! L’arte per diventare universale – rammento – deve, come sosteneva Arthur Schopenhauer, aspirare alla condizione della musica, ovvero alla di lei astrazione, ovvero perdere o rinunziare a quel contenuto di oggettività che è proprio delle altre arti (questo prima, certo, dell’astrattismo). Ora, codesto nulla si può confezionare anche attraverso l’affermazione di una molteplicità intrinsecamente contraddittoria, ovvero quando o dove c’è tutto ed il suo contrario.
Codesto caso è Fini. Sì, Fini è riuscito nell’impresa di confezionare l’astrattezza del nulla e far credere a tutti che quel nulla sia quel tutto o quasi che loro desiderano. Speriamo per lui (si fa per dire) che il castello di carte che va costruendo sia ben riparato dagli spifferi.
Se poi l’individuo riuscirà a catalizzare su sé, trasformando in simpatia tutto l’odio che nel paese viene provato per Berlusconi, realizzerà un vero e proprio capolavoro.
Mi viene a mente, fra le Rime di Dante, una fra quelle di dubbia attribuzione. Ve la propongo, dato che calza a pennello. Almeno mi pare.

LXXX



Quando il consiglio tra gli uccei si tenne,
Di nicistà convenne che
Ciascun comparisse a tal novella;
E la cornacchia maliziosa e fella
Pensò mutar gonnella,
E da molti altri uccei accattò penne;
E addobbossi, e nel consiglio venne:
Ma poco si sostenne,
Perché parëa sopra gli altri bella;
E l'un domandò a l'altro: "Chi è quella?",
Si che finalmente ella
Fu conosciuta. Or odi che n'avvenne.


Che tutti gli altri uccei le fur dintorno
Sì che sanza soggiorno
La pelar si ch'ella rimase ignuda;
E l'un dicëa: "Vedi bella druda",
Dicea l'altro: "Ella muda";
E così la lasciaro in grande scorno.
Similemente divien tutto giorno
D'uom che si fa adorno
Di fama o di vertù ch'altrui dischiuda,
Che spesse volte suda
De l'altrui caldo tal che poi agghiaccia.
Dunque beato chi per sé procaccia.

Bruno Stepic
San Martino, 29 marzo 2009, V di Quaresima
Nell'immagine Ehrich Weisz, alias Harry Houdini
...
P.S. Forse ho esagerato col paragone. Guardando la foto ho osservato che l'espressione di Houdini è senz'altro assai più intelligente (e ispira molta simpatia).

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