sabato 7 febbraio 2009

Alleanza Nazionale, fine di un sogno

(Vota Antonio...)







Come certi mariti, un po’ di tempo dopo la scoperta del “fattaccio”, ora provo solo una sorta di disgusto nei confronti di Alleanza Nazionale. Ovvero, non verso Alleanza Nazionale, che io avrei certo voluto che continuasse ad esistere, e farla veramente quella che doveva essere, ma nei confronti della sua intera classe dirigente, che non ha saputo ribellarsi e contrastare adeguatamente la scelta suicida di confluire nel PDL, dimostrandosi assolutamente non all’altezza delle aspettative, delle speranze di molti moltissimi iscritti e di tantissimi italiani.
Che Fini non era ciò che si industria di far credere lo avevo capito allorquando (II Governo Berlusconi – 2001-2005), con assai scarso acume, aveva optato per il palcoscenico – la cosiddetta visibilità –, e così facendo aveva lasciato definitivamente il partito nelle mani dei “noti”colonnelli, i quali già da tempo, percepito il suo disinteresse, imperversavano in A.N. facendola da padroni.
Il potere effettivo era quindi prevalentemente nelle loro mani, ed a lui restava, sempre però più eroso “congressualmente” un potere di immagine, un potere sostanzialmente virtuale: anche se poteva contare sulle divisioni interne, sui veti incrociati e più, sull’assoluta mancanza di una vera alternativa. La tripartizione correntizia in A.N. nasce quindi per interessi squisitamente personalistici e di potere interno, e anche se talora appaiono legittime motivazioni di indirizzo politico – eviterei di chiamarle ideologiche –, che sono certo sopraffatte o messe in ombra dalla lotta per “bande” che corre per tutto il partito, per tutta la penisola. Le federazioni sono pressoché lasciate in balia di sé stesse: “obbedisce chi può e comanda chi vuole”... Anche gli imbecilli ed i cialtroni, dato che A.N. non diversamente dagli altri partiti ne annovera fra le proprie file, divengono pressoché intoccabili, inamovibili perché riparati dall’ombrello di questa o quella corrente. In certi luoghi si giunge perfino alla paralisi, o peggio al ridicolo: il buon senso e la ragionevolezza di alcuni stentano a parare i colpi, a non far trapelare all’esterno, nell’elettorato, il quadro reale della situazione. D’altra parte col disgusto per partiti e la politica in generale che Tangentopoli ha innescato, sarebbe un disastro, dato che nella comune percezione molta è la fiducia in A.N., nella pulizia ed onestà dei suoi uomini. Perchè, per meglio chiarire accade anche questo, i presidenti e direttivi provinciali vengono aggirati attraverso questo e quel canale correntizio, questa o quella amicizia, che opera autonomamente sia sul centro del partito – Roma –, sia localmente sulla stampa, o fa la fronda organizzandosi autonomamente, parallelamente, generando situazioni a dir poco incresciose. Cosicché l’operatività politica locale è tenuta in scacco dalla divisione interna e produce ciò che può – insomma, il “fronte interno”, finisce per assorbire quasi tutte le energie umane. Un fatto incontestabile al quale si può per buona parte attribuire anche lo stallo percentuale di A.N. – Produce ciò che può – dicevo –, ma certamente assai poco; anche perché la politica locale, che è principalmente di carattere amministrativo, è lasciata in mano quasi sempre all’improvvisazione, all’estemporaneità, alla buona volontà e bravura dei singoli rappresentanti negli enti locali, che va detto fanno miracoli. E non diciamo, al riguardo, delle segreterie regionali o dei “coordinamenti” – si fa per dire – regionali (sic!), i quali avrebbero dovuto fornire strumenti chiari ed univoci (ma anche qui si sono creati conflitti interni fra organi: gli eletti nelle istituzioni – alludo ai Consigli Regionali –, e le segreterie politiche regionali, le quali, laddove non hanno funzionato, anche per sovrapposizione di incarichi personali – fenomeno questo legato all’esigenza di conservare il potere –, si sono fatte prevaricare fino al punto che nessuno sapeva più a chi rivolgersi, chi stare a sentire) .
Va osservato inoltre, che in mancanza di una lettura univoca dei problemi, delle loro eventuali soluzioni, in mancanza di una seria elaborazione teorica, la periferia resta in una situazione di scacco, incapace com’è di coordinarsi col centro, ma anche in un rapporto biunivoco fra le varie federazioni operanti su uno stesso territorio, talora fra sezioni viciniori dello stesso comune. Va notato, di passata, meritando il tema ben più ampio approfondimento, che la caccia al consenso elettorale, in un quadro generale di vacanza o disaffezione verso la politica, ha indotto a sposare, con posizioni spesso contraddittorie ora questa ora quella istanza dei cosiddetti comitati, i quali “schizzofrenicamente”, sorti come funghi di qua e di là, dappertutto e per tutto, hanno riempito i vuoti che erano stati lasciati, quei vuoti che sarebbe stato compito della politica riempire, dato che il sorgere come funghi di organismi sovente trasversali ai partiti, ha aumentato la confusione generale e prodotto progressivamente la paralisi del sistema.
Come si sarà compreso, lo sfascio più totale, del quale l’Onorevole Fini è il responsabile primo. Infatti Fini non poteva non essere a conoscenza: dato che, se non lo era, non si capisce cosa stesse a fare alla Presidenza del partito, e se lo era, perché doveva esserlo, non era evidentemente in grado di farci nulla, dato che il potere reale non era più in sua mano. I cosiddetti colonnelli lo tenevano per le palle. Ben altro paio di maniche, se sistemati i vassalli al governo, si fosse re-impossessato del partito, come un vero uomo politico avrebbe fatto, dato che nel partito (come ha ben compreso Bossi) risiede la forza, il potere contrattuale, ma più la podestà progettuale della politica. Ammesso che si abbiano delle idee: sul mondo e su quello che noi ci si sta a fare.
Certo tornerò sull’argomento e cercherò di affrontare altri aspetti della questione, con la speranza di poter essere utile a quanti oggi, delusi e amareggiati, pensano ad una seria formazione politica di destra.

Bruno Stepic

San Martino, 7 febbraio 2009

P.S. E comunque, sia chiaro, in confronto a Forza Italia, Alleanza Nazionale è un partito “serio”, al paragone assolutamente assimilabile, per i fatti citati, ad un collegio di educande.
b.s.

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