domenica 15 febbraio 2009

Questa nostra casa (il sangue)




Un paio di amici mi hanno domandato, dopo aver letto la pagina del 12 scorso (le marmellate), se io ero passato armi e bagagli al Pd. Devo dire che quasi mi è parso che si fossero messi d’accordo, prima di chiedermelo, e volessero proprio scherzare o provocarmi. Ma dato che non si conoscono fra loro la cosa è impossibile. No, miei cari, come vi ho detto sono stato tutto il santo giorno in un luogo talmente bello che per una volta non ho sentito bisogno di notizie. Solo verso la mezzanotte ho sentito dell’intervento dell’Oscar Luigi nazionale (un tipo che mi “disturba” anche solo a vederlo) e ho visto tutto quello sventolare di bandiere (Pd, Idv). Ma non ho avuto voglia, lo confesso, di scrivere qualcosa.
Eppure non mi piace punto, che una parte si impossessi strumentalmente di ciò che appartiene a tutti, proprio in un momento in cui gli uomini di buonsenso dovrebbero addirittura rinunziare alla “parte”, in nome di un interesse più alto – come appunto cercavo di argomentare in quel “post” –.
Il fatto è che navigando curioso qua e là trovo delle pagine che mi intristiscono (per esempio http://mortidimenticati.blogspot.com/ ), che accendono in me, che pure mi ritengo di animo mite, un senso di sgomento, eppoi di rabbia, e che dico, anche un sentimento di rancore, di vendetta, che certo io non vorrei assolutamente provare.
E di codeste pagine, purtroppo, ne trovo di qua e di là, a destra e a sinistra. Sì, comprendo bene il fuoco che anima con la propria purezza il cuore e la mente dei giovani; il fuoco che fa tremolare l’immagine, la rompe fino a impedire di distinguere il vero; e sì, comprendo bene, che proprio per questo si deve essere con loro indulgenti, epperò, pur rammentando tuttora gli anni della gioventù, costellati dai Ramelli, dai fratelli Mattei, dai Miki Mantakas e tanti, tanti altri, di qua e di là; ed ancor prima rammento i racconti delle giornate infami della Guerra civile, e dell’Istria, della pulizia etnica, delle Foibe (ma anche quelle dei tradimenti, della vendita dei nomi dei “camerati” per aver salva la vita, proprio da parte di quelli che poi erano i più compromessi, che dovevano rifarsi una verginità: che per entrare nel Pci, magari, dovevano dimostrarsi i più antifascisti degli antifascisti... o salire ai gradi più alti della Repubblica...)
E conosco anche le pagine opposte, e quelle precedenti, del ’19 del 20 e 21, apposte e contrapposte anche quelle.
Proprio per questo, per i ricordi, per certe frasi “forcaiole” che leggo qua e là, ma più per il brutto clima che in certi momenti mi pare approssimarsi ancor più, che credo sia giunto il momento (e mi rendo conto di quanto possa essere difficile) di rinunziare ai “conti” del sangue e dei morti. È giunto il momento di trovare un modo comune di onorarli, tutti assieme, i morti assurdi che ci sono stati, i quali, di qua e di là che fossero, giusta o sbagliata che fosse la loro idea (e ciascuno ritiene sempre giusta la propria, di idea, com’è naturale che sia), erano prima di tutto italiani, nostri e fra loro connazionali, con tutto quello che significa, comporta e dovrebbe imporre. Proprio come noi dovremmo sentirci oggi. E purtroppo ci sono quelli, i “cattivi maestri”, che ancora sentono odore del sangue, che si eccitano, e non perdono occasione per aizzare all’odio, ancora, tuttora, come quei democristiani che per decenni trovarono dolce naufragare in quel mare di sangue, che sangue chiamava. Perché era dolce, assai, inginocchiarsi e pregare, e santamente benedetti fare i propri affari, mentre i cristianamente fratelli si scannavano fra loro. Voglio aggiungere al riguardo, ma solo di passata, che la recente uscita di Famiglia Cristiana, che (non volendo ritenere così imbecille chi scrive certe cose) da parte di chi legge e misura le parole col buon senso dell’età certo può essere intesa come una esagerazione, come una iperbole giornalistica, può essere di contro motivo per accendere in alcuno (come mi è capitato di cogliere) sentimenti di odio e reazione assai pericolosi.
Io credo insomma, che da troppo tempo sia giunto il momento – e nessuno l’ha colto, ancora – di smetterla davvero di fare i conti dei morti, perché ciascuno finisce col credere che i propri fossero migliori degli altri, e ne troverà sempre uno di più da vendicare. Dobbiamo smettere, vietarlo addirittura per legge, di contare i morti. Sennò non la finiremo mai.
Ci sono è vero, delle sostanziali, profonde ed irriducibili differenze fra la Destra e la Sinistra, ma sono e devono essere e restare solo differenze di idee, di visione del mondo, di progetto politico. Idee che trovano oggi, nel “sistema “democratico”, con tutti i suoi difetti, il luogo dove coesistere, dove misurarsi e confrontarsi pacificamente. Perché non possiamo più permetterci umanamente, moralmente, socialmente di vivere ancora in clima da guerra civile, di morire per le proprie idee.
Io non riesco a comprendere, per esempio, come mai certi amici di sinistra, che lottano per l’uguaglianza, per il riconoscimento dei diritti dei palestinesi, dei marocchini, dei curdi, di armeni, rumeni, neri, gialli, gay, trans... Ovvero per i diversi di ogni tipo, che addirittura sono pronti a non riconoscere l’evidenza di un reato che pure accade può dirsi sotto i loro occhi (e semmai cercano di giustificarne le ragioni con improbabili cause sociali...) e mi fermo qui, si inalberano fino a reazioni viscerali se anche solo esprimi nei confronti della realtà che hai intorno, giudizi di merito, interpretazioni e sentimenti diversi dai loro, ovvero non riescono ad accettare che dei loro concittadini, dei connazionali, abbiano semplicemente, non il colore della pelle, non una differente cultura o etnia, ma semplicemente delle idee differenti dalle loro. Idee, si badi bene, che se anche esprimono fermezza e invocano durezza sono e restano comunque delle idee, almeno fin quando il parlamento (democraticamente eletto) non ne faccia legge. Insomma non capisco come, codesti amici, che invocano ad ogni piè sospinto l’articolo 3 della nostra carta costituzionale, per quanto attiene la pari dignità sociale, l’uguaglianza davanti alla legge, la non distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, abbiano poi difficoltà, e anzi diventino lividi e intolleranti nei confronti della libertà di opinione politica, la quale può – ed è giusto che possa – essere legittimamente diversa dalla loro. E permettetemi, quando si afferma il diritto alla diversità, non si pongono ad essa né vincoli né gradi. Non solo, ma la carta costituzionale garantisce anche la libertà di espressione, peraltro sancita anche dall'art. 10 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ratificata dall'Italia con la legge 4 agosto 1955, n. 848.
Insomma, difendere la Costituzione, importa anche, difendere i diritti degli altri a pensarla diversamente da noi, anche, se costoro invocassero, come loro diritto, una Costituzione completamente differente (cosa che peraltro i costituenti avevano immaginato indicando anche le regole per farlo). E comunque, dato che lei, la Costituzione intendo, ci sta tanto a cuore, proprio, se non per altro, per i diritti umani fondamentali che afferma con vigore, sarà dunque il caso di attuarne il dettato conquistando, per suo tramite, una definitiva “pacificazione nazionale”, e mettendo sui nostri rispettivi morti di un tempo lontano e recente, una bella e pesante pietra tombale “condivisa”.

Bruno Stepic

San Martino, 15 febbraio 2009
Nelle immagini:
Antonio Canova – particolare del monumento a Clemente XIII;
Antonio Canova – Ebe (figlia di Zeus, poi la cristiana Temperanza)

1 commento:

  1. Belle parole. Che scrivevo anch'io nel 2000, all' inizio della mia esperienza in Internet, forse sollecitato da Marcello Veneziani. Poi,prima attraverso i forum e poi con l' apertura dei miei Blog, ho cambiasto idea.
    Non esiste e non esisterà Memoria Comune e Pacificazione.
    Fino a quando Moranino sarà un eroe per l' ANPI.
    Fino a quando amministrazioni di sinistra , anche della tua bellissima e martoriata Regione, inviteranno noti negazionisti sloveno-croati a cianciare. Fino a quando delle Foibe si parlerà solo come reazione Italiana, ignorando le prime, quelle del 1943, che videro i patimenti di Norma Cossetto.Fino a quando nulla si saprà della Prima Guerra Civile Italiana, quella del 1919-1924. Fino a quando i sette Fratelli Govoni non avranno pari dignità dei Fratelli Cervi. Fino a quando saprò liberi i Battisti e gli assassini di Ramelli. Fino a quando a Mia Figlia, penultimo anno di Liceo, non sarà insegnata la storia a senso unico.Fino a quando brufolosi ragazzotti scriveranno cavolate nutrendosi della rete e non di sani libri.

    Io, a 53 anni, Non Porgo l' Altra Guancia.

    http://santosepolcro.splinder.com

    http://mortidimenticati.blogspot.com

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