mercoledì 4 febbraio 2009

Il caso Eluana e il caso Ugo Bassi

La parte di Cesare





Spettacolo squallido, amici cari, questo circo mediatico “totale” sulla vicenda umana una ragazza. Su una povera famiglia. Ma la legge dello spettacolo è inesorabile: come un’inarrestabile forza della natura si muove; come una necessità travolge tutto e tutti. Ignoti il rispetto, la dignità, i sentimenti, il silenzio. Lacrime finte, posticce, di circostanza, solo per essere sulla scena. Ma i garofani puzzano! (Avrebbe detto il Malaparte). Al riguardo non dirò nulla. Non c’è proprio niente da dire.
E dovrebbe, per rispetto, non dire nulla neppure quel Vescovo, che pare abbia mobilitato i fedeli. Farebbe meglio anche lui a non dire nulla, se non sa trovare neppure una parola di conforto per quel povero padre.
Hanno parlato troppo, per troppi secoli, codesti preti; ma più hanno agito troppo, in danno degli interessi nazionali. Sono sempre gli stessi: quelli che perseguitarono Federico II, quelli che non potendo bruciare Dante dettero al rogo le sue opere, quelli che perseguitarono i Catari, i Patari, gli Arnaldisti, i Poverelli; quelli dell’Inquisizione europea, che torturava ed estorceva il falso; quelli che bruciarono Giordano Bruno, che inquisirono Galileo, il Campanella...; che da prima avevano mutilato i testi classici estirpando ciò che loro non piaceva, ogni pensiero che accendesse un dubbio, una perplessità: non importa se di Aristotele o Plotino... Per non dire del nostro Risorgimento nazionale, dove emblematica fra le tante, mi intristisce ricordare la vicenda del Padre barnabita Ugo Bassi, uno dei martiri della nostra Unità nazionale. È una di quelle pagine “nostre”, che più nessuno rammenta, nemmeno nelle scuole...
Ben pochi oggi ricordano o sanno, infatti, chi fu Ugo Bassi, che prima di essere fucilato dagli austriaci a Bologna (Stato Pontificio) l’8 agosto 1849, “Per raffinata barbarie, vollero i preti che fosse degradato degli ordini sacri, facendogli raschiare con un rasoio la tonsura del capo e i polpastrelli delle dita fino a lasciargli le fibre scoperte.” (Cfr. http://books.google.it/books?id=V8gNAAAAYAAJ&printsec=frontcover&dq=ugo+bassi&lr=#PRA1-PA147,M1)
Per non dire dell’uso spregiudicato, cinico direi, che costoro hanno fatto del braccio secolare, il tentacolare apparato utilizzato sempre in funzione di un bieco e circoscritto interesse di parte (la divinità non c’è mai entrata un bel nulla), comunque sempre antinazionale. Dalla Democrazia Cristiana (un vero carcinoma, che, invece di unire cristianamente i “fratelli” favorendo la pacificazione nazionale, fomentava i rancori, spargendo a man salva odio e divisioni. Bella morale, codesta, bel cristianesimo! Divide et impera!), fino alle di lei recenti e attuali metastasi, di destra, centro e sinistra (CCD, CDU, UDC, Nuova DC, Popolari, Cristiano Sociali...) se già non fosse bastata quella ad infragilire, forse a interdire per decenni ancora, l’opera unificatrice della Nazione, della nostra Repubblica. Per non dire dell’Opus Dei, dell’Azione Cattolica, della presenza (concordataria) dei preti in ogni scuola, delle parrocchie (veri e propri centri per la propaganda politica), delle varie, molteplici congregazioni para religiose... Insomma, dicevo, un vero apparato tentacolare che è, ed agisce, per tutto, dappertutto, che suggerisce ed orienta ma mai in favore dell’unità nazionale. Mai nel rispetto della “sovranità” dello Stato. E non sarò certo io a fare d’ogni erba un fascio, perché basterà avvertire che il discrimine è dato dalla sostanza, dall’azione in cui si realizza il pensiero e la volontà
Perché, deve essere chiaro, qui non si contesta la fede religiosa, tutt’altro! Ma si intende sottolineare che una cosa sono gli interessi dello spirito, della religione (che lasciamo alla coscienza ed ai bisogni di ciascuno), e ben altra e distinta cosa sono gli interessi della Nazione, la cui morale, se una ce n’è, può o non può coincidere con quella religiosa. E questo chiaramente, almeno come sacrosanto principio, dal medioevo in su con Dante in testa, ancor più chiaramente dal Rinascimento in qua, allorquando l’uomo si affrancò, con una propria dignità umana, dalla pesante cappa della subalternità ad un Dio, che sembrava con la sua totalizzante onnipresenza non lasciare alcuno spazio. Fu allora che i “Prìncipi” impararono a farsi tali da sé; e qualcuno, dopo averne lungamente sopportato le grida, levò dalle palle (dei Medici) il frate “piagnone”. Anche Napoleone andò dal Papa, perché così gli conveniva, ma per la corona fece da solo.
E ora, per una manciata di voti poco più, tutti, o quasi, a leccare di qua e di là, tutti a guadagnarsi crediti, come quando andavano a comprarsi le indulgenze di Papa Borgia. Che vergogna!
Con quasi nessuno che abbia il coraggio di dire: date a Dio ciò che gli spetta, ma non la parte di Cesare!
Bruno Stepic

San Martino, 4 febbraio 2009


1 commento:

  1. Grande Bruno!
    Fino a quando queste pagine saranno aperte, saprò come impiegare il mio tempo libero. E anziché cazzeggiare su facebook, come fanno molti primarieggianti e nani e ballerine, cercherò di (ap)prendere altri spunti di vita e di libertà.
    Dimenticavo..ho già messo questo link in un paio di posti giusti, dove la gente (spero) possa intercettarlo e uscire dalla superficialità.
    Ben tornato all'impegno, Lemmonio di uno Stepic!
    Fu Zaccagna

    RispondiElimina