lunedì 2 febbraio 2009

il Pifferaio magico

Questa nostra casa comune









Cari amici,
fra i molti dubbi che fanno compagnia ai miei pensieri, restano oggi alcune certezze. Una di queste, specie se penso al nostro tempo, è che storicamente nulla può dirsi definitivamente acquisito, come nulla definitivamente perduto. Non sarà quindi da farsi prendere dall’eccessivo sconforto. Anzi! Vi è da impegnarsi e lavorare, specie laddove il “sistema” fa acqua, cioè principalmente sui valori che possiamo condividere, per muovere da quelli e al momento opportuno ricostruire.
E perciò credo nella necessità di mantenere un atteggiamento prudente nei confronti del giudizio storico, il quale si forma e si riforma continuamente (il che non significa certo evitare di esprimere giudizi di riprovazione o sdegno, di plauso o condanna senza appello, in specie per tutti quei fatti, comportamenti o epoche, che agli occhi della nostra attuale sensibilità morale, paiono addirittura inconcepibili); e credo altresì, dato che nel processo storico, che rispecchia o si muove coerentemente col processo dell’umano divenire, non ci siano né fratture, né iati, né salti; che ogni epoca o momento avrà pure assieme al “loglio” una qualche buona, o buonissima biada, la quale sarà figlia di un “prima” e madre di un “dopo”. Insomma per usare un proverbio arcilogoro, credo che non sia punto il caso, come per quanto riguarda per esempio il “ventennio fascista” di buttar via, assieme all’acqua sporca anche il bambino. E ciò dovrebbe saper bene il Presidente della Camera, che forse il male “assoluto” dovrebbe ricercare altrove.
D’altra parte una seria ricerca dei fondamenti di una casa comune non dovrebbe prescindere, mi pare, dal tentativo (almeno quello!) di conoscere, assieme all’ammenda fatta sui torti riconosciuti, la bontà di qualche ragione. Cercare di comprendere cosa fosse nella mente e nel cuore di tanti uomini non da poco, o universalmente riconosciuti di valore, che certo non avevano perduto il senno. Il quale, converrete, non puole essere perso a settori o a intermittenze.
Noi oggi viviamo un periodo torbido, confuso, pieno di contraddizioni, di equivoci, di superficialità... della nostra storia nazionale, ma altri ce ne sono stati, e altri vi saranno. Periodi nei quali non è possibile fare nulla o quasi per contrastare l’andazzo generale, per tentare di arrestare la valanga di nostri connazionali, che come i sorci (di destra o sinistra fa lo stesso) dietro il famoso pifferaio, stanno andando ad affogarsi nell’assurda (antistorica?) forzatura del bipolarismo, con tutto quello che comporta e determinerà. (È codesta esigenza bipolare che partorisce le assurde, incoerenti “marmellate” politico-culturali che tu Daniele giustamente denunciavi nelle tue “Riflessioni...” domenicali http://www.forumpolitico.org/viewtopic.php?f=22&t=1374&sid=98288067455ba527017b99e3bc3f4331 -; e ciò accade quando si vuole per forza mettersi d’accordo e si rinuncia alle ragioni medesime del nostro stesso essere, che dovrebbero invece rappresentare riferimenti irrinunciabili, e comunque terreno di dialogo e confronto. Perché di governare, cari amici, non c’è nessun obbligo, specie se per farlo si deve rinunziare a ciò in cui si crede, a quello che si è, a quello che si vuole.)
Ma questo periodo, con tutte le sue “anomalie” come Daniele le chiama, non è punto staccato da tutto il resto, e ciò e le sue cause dobbiamo sforzarci a comprendere per andare oltre.
Sarebbe bello (necessario direi) attingere ad una lettura storica condivisa anche del passato recente, ma questo forse sarà possibile soltanto dopo un ulteriore periodo decantazione.

Quando ho letto di Vivaldi, Scarlatti, Corelli che tu, Daniele, giustamente hai ricordato (http://www.forumpolitico.org/viewtopic.php?f=22&t=1352&sid=98288067455ba527017b99e3bc3f4331 ), mi sono, lo confesso, un po’ vergognato: come non rammentare la nostra musica! Anche da me così amata (nel blog ti dedico un monumento a Giuseppe Tartini). Poi, ti confesso, ho sorriso, ho pensato a come era bello codesto ideale gioco di squadra, dove se tu dimentichi qualcosa altri lo rammenta per te. Ho pensato a codesta casa comune come un luogo ideale, una sorta di “paradiso” (nel senso di hortus conclusus) dove ciascuno fa bene, al meglio, quello che deve fare. Dove ciascuno spende i talenti che gli furono regalati nell’interesse di tutti. Ho rammentato allora quel primigenio fondamento di codesta società che si trova in ciascuno di noi, in interiore homine, appunto. Quella società che costituisce il modello di un mondo dove non è punto consentito fare a meno degli altri, nello stesso identico modo in cui noi non possiamo fare a meno di noi stessi, del nostro socius, l’altro che è in noi, con cui dialoghiamo ogni giorno di tutto, da sempre.
E non è codesta società ideale una utopia, perché codesta è da noi conosciuta e sperimentata da sempre in noi stessi. Basta cercare di riconoscerla anche fuori di noi. Basta approcciarsi agli altri con codesta consapevolezza. Pur nella altrettanta consapevolezza che le creazioni dello spirito umano si realizzano sempre e non si realizzano mai. Che, come dicevo all’inizio, non c’è alcuna conquista che possa dirsi definitiva.
Ringraziando per la vostra benevolenza vi saluto cordialmente.

Bruno Stepic

San Martino, 2 febbraio 2009

1 commento:

  1. Gentile signor Stepic,
    sono daccordo con lei perchè ho conosciuto bene i vecchi e i nuovi democristiani. Sono persone inaffidabili che giocano contemporaneamente su più tavoli. Bene ha fatto il Presidente Berlusconi ha togliersi Casini e accoliti.
    La saluto con i complimenti.
    Luigi

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